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un’occhiata più da vicino. Non aveva la vista acuta come quella di

Alec, potenziata dalle rune, ma sotto il fumo distinse quasi subito due

sagome scure che correvano a perdifiato sui tetti di Parigi.

Magnus vide il volto di una donna rivolto verso il cielo, di un

luminoso pallore perlaceo. La lunga treccia frustava l’aria dietro di lei,

ondeggiando come un serpente argento e oro, mentre i due

Shadowhunters erano slanciati all’inseguimento.

Il fumo si abbassò mulinando sopra un isolato di edifici

commerciali e aleggiò su una stradina, poi si riversò in un

condominio, zigzagando tra lucernari, tubature e condotti di

ventilazione, sempre con gli Shadowhunters alle calcagna che

menavano fendenti ai neri tentacoli troppo vicini a loro. All’interno

dell’oscuro vortice di fumo brulicavano coppie di luci gialle come

quelle delle lucciole.

«Demoni Iblis» borbottò Alec, prendendo l’arco e incoccando una

freccia. Magnus si era lasciato sfuggire un gemito quando si era

accorto che Alec aveva intenzione di portare con sé l’arco a cena.

«Quando mai dovrai usare arco e frecce alla Tour Eiffel?» aveva

commentato, ma Alec aveva sorriso con gentilezza, si era stretto nelle

spalle, e si era assicurato l’arma sulla schiena.

Magnus sapeva che era inutile suggerire di lasciare che fossero gli

Shadowhunters parigini a occuparsi della seccante faccenda dei

demoni, qualunque essa fosse. Alec era incapace di lasciar perdere

una buona causa. Era una delle sue qualità più affascinanti.

Adesso stavano sfiorando i tetti. La piattaforma oscillava

pericolosamente mentre Magnus schivava camini, cavi elettrici e

lucernari.

Il vento era molto forte. Magnus aveva la sensazione di lottare

contro il cielo intero. Il pallone ondeggiò da una parte all’altra e il

secchiello dello champagne si rovesciò. Evitò per un pelo di

schiantarsi contro un alto comignolo, mentre guardava la bottiglia

rotolare oltre il bordo della piattaforma e si fracassava sul tetto

sottostante in un’esplosione di schegge di vetro e schiuma.

Stava per fare un commento su quel triste spreco di champagne.

«Mi spiace per lo champagne» lo prevenne Alec. «Spero non fosse

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