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Il principe dei buffoni

All’interno del pentacolo aleggiava un terrore muto, e all’esterno il

caos. Poi vi fu una luce. La luce sembrò obliterare il resto del mondo.

Tutto quanto c’era fuori dal pentacolo scomparve, incluso Alec.

Rimase solo suo padre.

Un uomo con un abito bianco fluttuò nell’oscurità del vortice,

guardando giù verso Magnus e Shinyun. Portava una corona di filo

spinato sulla testa e gemelli intonati in argento opaco. Discese con

grazia, come l’acqua che scorre su un letto di ciottoli.

Asmodeo aveva l’accenno di un sorrisetto che metteva in mostra i

denti seghettati e famelici. Guardò Shinyun, poi Magnus. «Mi avete

portato un dono.»

«Padre?» disse Shinyun. Sembrava quasi una bambina.

Magnus ricacciò indietro il terrore e l’odio, e si scostò con

noncuranza una ciocca di capelli dalla fronte. «Ciao, papà.»

Gli occhi di Asmodeo, e il mezzo sorriso famelico, erano fissi su

Magnus.

Magnus vide il momento esatto in cui Shinyun capì la verità. Un

momento prima era perfettamente immobile; quello dopo, tremava da

capo a piedi come se fosse appena stata folgorata.

Si girò lentamente a guardare Magnus. «No» gemette, la voce un

sussurro a malapena udibile. «Tu non puoi essere suo figlio. Il suo

vero figlio. No.»

Magnus fece una smorfia. «Sfortunatamente, sì.»

«Te l’avevo detto, mia cara, che sarebbe stata una riunione di

famiglia.» Il sorriso di Asmodeo si allargò, mentre si beava della sua

sofferenza. Si passò la lingua sulle labbra, come se ne gustasse il

sapore. «Solo, non della tua.»

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