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piena di affetto.

«Non ne so niente, di questo» disse. «Ero con te e Ragnor per una

breve vacanza. Sembravi turbato, ma cercavi di riderci sopra, come fai

sempre. Tu e Ragnor mi diceste che avevi avuto l’idea geniale di

fondare un culto per scherzo. Io ti dissi di non farlo. Questo è quanto.»

Lui, Catarina e Ragnor avevano fatto molti viaggi insieme, nel

corso dei secoli. In un’occasione memorabile Magnus era stato bandito

dal Perú. Si era sempre goduto quelle avventure più di ogni altra cosa.

Stare insieme ai suoi amici era quasi come avere una casa.

Non sapeva se ci sarebbe mai stato un altro viaggio. Ragnor era

morto e Magnus poteva aver fatto qualcosa di terribile.

«Perché non mi hai fermato?» chiese. «Di solito lo fai!»

«Dovevo portare un bambino orfano dall’altra parte dell’oceano

per salvargli la vita.»

«Giusto» concordò Magnus. «Questa è una buona ragione.»

Catarina scosse la testa. «Ti ho tolto gli occhi di dosso per non più

di un secondo.»

Aveva lavorato negli ospedali mondani di New York per decenni.

Salvava gli orfani. Curava gli ammalati. Era sempre stata la voce della

ragione nel terzetto composto da Ragnor, Catarina e Magnus.

«Quindi io e Ragnor avevamo in mente di fondare un culto per

scherzo, e immagino di averlo fatto. Adesso il culto da burletta è

diventato un culto vero e hanno un nuovo leader. Pare che si siano

immischiati con un Demone Superiore.»

Non avrebbe fatto il nome di suo padre neanche con Catarina.

«Pare che lo scherzo ti sia un po’ sfuggito di mano» osservò

Catarina asciutta.

«Pare che io sia la battuta finale. Ci sono tutte queste voci secondo

cui il nuovo leader sono io. Devo trovare quei tizi. Conosci un uomo

di nome Mori Shu?»

Catarina scosse la testa. «Sai che non conosco nessuno.»

Passò incespicando un gruppetto di fate ubriache. I festeggiamenti

stavano aumentando notevolmente in decibel e turbolenza. Catarina

attese che fossero di nuovo soli per proseguire.

«Sei in questo guaio e continui ad andartene in giro con uno

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