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la-mano-scarlatta

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un incantesimo potentissimo anziché una cosetta di routine. Batté le

palpebre per mettere a fuoco la vista.

«Qualcosa non va?» chiese Shinyun.

Magnus fece un gesto noncurante. «Niente.»

Shinyun raccolse una grossa pietra e iniziò a picchiare contro le

parti più arrugginite della saracinesca. Magnus arretrò fino al centro

del locale.

«Cosa stai facendo?» chiese Shinyun.

Attorno a lui si innalzò un imbuto verde che gli fece sbatacchiare il

cappotto e rizzare i capelli. Chiamò a raccolta ogni briciolo di magia

perché l’imbuto acquistasse forza, fino al punto che l’incantesimo

iniziò a spezzarsi. Alla fine, con un grido, Magnus incanalò ogni

energia residua nel vortice ululante e lo diresse contro la porta da cui

erano entrati. Il ferro scricchiolò e gemette, poi la saracinesca venne

divelta e volò nel corridoio. Scomparve nell’oscurità prima di

schiantarsi sonoramente contro qualcosa di pietra in lontananza.

Magnus cadde su un ginocchio, ansimando. C’era qualcosa che

decisamente non andava nei suoi poteri magici.

«Come ci sei riuscito?» chiese Shinyun a bassa voce. «Come hai

fatto a essere così forte? Di sicuro adesso non ti è rimasto alcun

potere.»

Magnus si costrinse ad alzarsi e si avviò a passo pesante verso

l’uscita che aveva liberato.

«Me ne vado.»

Mentre passava accanto a Shinyun lei stese un braccio e lo afferrò

per la camicia. «Non penso proprio.»

Magnus studiò il suo viso immobile nella luce fioca. Il cuore gli

pulsava nelle orecchie, segnalando il pericolo troppo tardi.

«Vedo che si è approfittato della mia splendida natura fiduciosa»

disse. «Un’altra volta.»

Shinyun roteò, sfruttando il peso di Magnus per scaraventarlo

lungo e disteso dall’altra parte della stanza. Lui tentò di rimettersi in

piedi, ma fu ributtato a terra da un calcio al petto. Cadde di nuovo,

sbattendo contro la saracinesca ancora abbassata. Poi udì il rumore del

metallo contro il metallo e il cigolio della saracinesca che veniva

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