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Il Mercato delle Ombre

«Benvenuto» disse Magnus «all’Arènes de Lutèce. Ai tempi di Roma

era un’arena per i combattimenti di gladiatori. È stata un cimitero. È la

sessantottesima attrazione turistica più popolare di Parigi. E stasera è

il posto dove la tua zia fata Martha viene ad acquistare la sua fornitura

mensile di occhi di tritone illegali.»

Erano all’ingresso del Mercato, uno stretto vicolo che passava tra

antiche gradinate. Per quelli senza la Vista, il vicolo sfociava in una

grande depressione circolare di sabbia che ricordava ancora

chiaramente la fossa dei gladiatori, deserta a parte qualche

ritardatario. Ma per i frequentatori del Mercato era un labirinto di

bancarelle affollato di Nascosti, un caos di grida e di odori.

Prima ancora di entrare furono oggetto di sguardi indagatori. Alec

lo sapeva, ed era irrequieto e allerta. Un selkie gli lanciò un’occhiata

ansiosa di sottecchi mentre passava, dopodiché cambiò strada senza

curarsi di nasconderlo.

Alec indossava il giubbotto di pelle sopra la felpa, con il cappuccio

tirato su in modo da nascondere il viso. Morbidi guanti di pelle

nascondevano le rune sulle mani. Non la dava a bere a nessuno. Alec

non sarebbe mai sembrato altri che un figlio dell’Angelo. Traspariva

dal portamento, dalla grazia, dallo sguardo.

Ai Nephilim non era proibito frequentare il Mercato, ma nemmeno

erano i benvenuti. Magnus era contento di avere Alec con sé, ma la

sua presenza complicava le cose.

Nella calca che affollava il vicolo per arrivare al Mercato ebbero un

momento, breve ma intenso, di claustrofobia. C’era odore di pelo

bagnato e di acqua stagnante, e la prossimità dei corpi era sgradevole.

Poi un lampo accecante di luce verde salutò il loro ingresso in quella

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