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aprì scorrendo di lato, rivelando una stretta scala.

«Una soluzione colorita» disse Shinyun. «Bel lavoro.» Sembrava

divertita. Ma Alec rivolse a Magnus uno strano sguardo meditabondo.

Magnus si avviò giù per la scala, tallonato da Alec. Magnus

avrebbe quasi preferito che non ci fosse. Non riusciva a scacciare il

timore di ciò che avrebbero potuto trovare e di quello che Alec

avrebbe potuto pensare di lui. La statua di Bacco era uno scherzo, uno

scherzo che ormai non gli sembrava affatto divertente.

La scala conduceva a un lungo corridoio di pietra che finiva

nell’oscurità. «Com’è che non è tutto sott’acqua?» chiese Alec. «Siamo

a Venezia.»

«Uno degli stregoni del culto deve aver eretto delle barriere per

evitare l’ingresso dell’acqua» rispose Magnus. «Magari Mori Shu.»

Oppure io, ma non lo disse.

In fondo il corridoio si apriva improvvisamente in un’ampia

camera dal soffitto alto, costruita per fungere da cantina o magazzino

per le scorte di cibo. Alec fece ruotare la stregaluce, rivelando file di

candele spente sparse per tutto il locale.

«Be’, questo è facile» disse Magnus e schioccò le dita accendendo

tutte le candele. La camera venne inondata di luce.

Era sicuramente stata una cantina. All’estremità più lontana c’era

un altare rozzo e malmesso che dei cavernicoli avrebbero potuto

erigere per adorare un dio del fuoco. Due colonne di legno

fiancheggiavano un grosso blocco di pietra a forma di cubo posto su

una piattaforma elevata.

Sulla sinistra c’era un tavolo che sembrava arredo da giardino in

plastica da quattro soldi ricoperto di incenso, rosari e altre

cianfrusaglie assortite, di quelle che potevi comprare in un centro

yoga.

«Oh, per la miseria, il mio culto è proprio scadente» gemette

Magnus. «Sono profondamente imbarazzato. Disconosco i miei

seguaci perché sono malvagi e non hanno un briciolo di stile.»

«Ma non è il tuo culto» disse Alec distrattamente. Si avvicinò al

tavolo e passò un dito sulla superficie. «C’è un sacco di polvere.

Questo posto non viene usato da un pezzo.»

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