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la-mano-scarlatta

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sembrare una vecchia chiesa abbandonata. Dato che Roma era una

delle città più densamente popolate d’Europa, c’erano incantesimi

aggiuntivi per cui l’Istituto non solo appariva in pessime condizioni,

ma la maggior parte dei mondani non lo notavano neppure, e se lo

facevano se ne dimenticavano all’istante.

Era un peccato, perché l’Istituto di Roma era uno dei più belli al

mondo. Somigliava a molte delle altre basiliche della città, con tetti a

cupola, alti archi e colonne di marmo, ma come se lo si guardasse in

uno di quegli strani specchi che allungavano il riflesso. L’Istituto

aveva una base stretta affiancata da due edifici tozzi. Quando si

innalzava sopra di essi, sbocciava e si apriva a ventaglio in una serie

di cupole e torrette, come un candelabro o un albero. Il profilo che ne

risultava era sia chiaramente romano sia piacevolmente organico.

Alec trovò parcheggio non lontano, ma ebbe la forte tentazione di

rimanere in auto a leggere ancora un po’ Le Pergamene Rosse della

Magia. Aveva già notato alcune differenze tra la copia che avevano

trovato a Venezia e le pagine che aveva mandato Isabelle. Invece si

diresse verso l’ingresso dell’Istituto. Alzò lo sguardo sull’imponente

costruzione, spaventato al pensiero di tutti gli estranei che vi

abitavano, anche se erano Shadowhunters come lui. Voleva il suo

parabatai. Avrebbe dato molto per un viso familiare.

«Ehi, Alec!» lo chiamò una voce alle sue spalle. «Alec Lightwood!»

Alec si girò ed esaminò la fila di negozi dall’altro lato della strada.

Trovò il suo viso familiare a un tavolino rotondo davanti a un caffè.

«Aline!» la riconobbe stupito. «Cosa ci fai qui?»

Aline Penhallow lo guardava da sopra la tazza di caffè. I capelli

neri oscillavano lungo la linea della mascella, portava occhiali scuri da

aviatore e gli sorrideva radiosa. Aveva un aspetto molto migliore

dell’ultima volta che l’aveva vista. Lui e la sua famiglia erano nella

residenza dei Penhallow la notte in cui le difese di Alicante erano

cadute. La notte in cui era morto Max.

«Dovevo prendermi una pausa per un po’. Stanno ricostruendo

Idris, ma è ancora un caos. E mia madre ci si ritrova proprio in

mezzo.»

«Giusto, è il nuovo Console. Congratulazioni!»

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