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Alla fine, Magnus sfoggiava un abito bianco luccicante, decorato

con quelle che sembravano squame di drago iridescenti che lo

ammantavano di una luminosità opalescente. Sopra portava un

mantello color avorio che gli arrivava alle ginocchia e aveva il colletto

della camicia slacciato, con la stoffa perlacea che si arricciava sulla

carnagione scura.

Shinyun aveva deciso di esagerare, scegliendo un complicato abito

nero con enormi nastri avvolti intorno ai fianchi. Dal collo del vestito

partivano intricati tralci di vite argentei che arrivavano fino a terra e

dalla nuca zampillava una fontana di fiori rosa.

Chiesero ad Alec di aiutarli con la scelta della maschera. Per

Magnus l’alternativa era tra una maschera dorata con un pennacchio

di piume arancioni disposte a semicerchio e una mascherina d’argento

lucido, così brillante che quasi non si riusciva a guardarla. Le due

opzioni di Shinyun erano una maschera di marmo che le nascondeva

tutta la faccia oppure una sottile maschera fatta di fili che non copriva

praticamente nulla, entrambe ironiche. Alec scelse quella d’argento

per Magnus e quella a rete per Shinyun. Lei se la mise sul viso con una

vaga espressione soddisfatta.

«Stai bene» le disse Magnus. Spostò gli occhi su Alec e gli tese una

mezza maschera di seta blu scuro come il tramonto. Alec la prese e

Magnus sorrise. «E tu sei perfetto. Andiamo.»

Il crepuscolo avvolgeva la città. Il palazzo era decorato di torce

disposte sulla cima dei muri. Una nebbia bianca era scesa nelle strade

circostanti; serpeggiava attorno alle colonne e ammantava i canali,

conferendo all’atmosfera una luminosità inquietante. Alec non era in

grado di capire se fosse effetto di una magia o un fenomeno naturale.

Sopra la facciata di marmo del palazzo c’erano luci fatate che

scintillavano e si muovevano, spostandosi ogni due minuti per creare

le parole QUALUNQUE GIORNO MA NON IL GIORNO DI VALENTINE.

Alec non era un amante delle feste, ma perlomeno apprezzava il

motivo di questa.

Aveva combattuto per fermare Valentine Morgenstern. Avrebbe

dato la vita per farlo. Non aveva riflettuto molto su cosa pensassero i

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