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stato un loro conoscente, un lupo mannaro con un temperamento

artistico, per cui i marchi degli stregoni non erano stati resi invisibili.

Catarina indossava un abito con la scollatura profonda, che metteva in

mostra un bel po’ di meravigliosa pelle azzurra, e le corna di Ragnor

spuntavano da una foresta di riccioli impomatati, il viso verde a

formare un contrasto con il foulard bianco, come foglie primaverili

sulla neve. Gli angoli dei luminosi occhi gialli di Magnus erano piegati

all’insù da un sorriso. Aveva sempre adorato quel dipinto.

E indossava davvero la stessa giacca in entrambi i ritratti.

Prese in considerazione la possibilità che il Grande Veleno

possedesse per caso una giacca identica, ma la respinse. Era stata fatta

su misura per lui, in segno di ringraziamento, dal sarto personale

dello zar. Pareva improbabile che Dmitri ne avesse cucita una seconda

per un leader vattelapesca di qualche culto.

«Non riesco a ricordarmi niente della Mano Scarlatta» disse

Magnus. «Ma i ricordi possono essere alterati. Credo che sia quello

che è successo ai miei.»

«Magnus» disse Tessa. «Io lo so che non sei il leader di un culto di

adoratori di demoni, ma non tutti quelli del Labirinto a Spirale ti

conoscono bene come me. Pensano che potresti essere tu. Volevano

rivolgersi agli Shadowhunters. Ho convinto il Labirinto a Spirale a

darti la possibilità di fermare il culto e dimostrare la tua innocenza,

prima che coinvolgano uno qualunque degli Istituti. Vorrei poter fare

di più, ma non posso.»

«Va tutto bene» disse Magnus. Non voleva far preoccupare Tessa,

perciò si costrinse a parlare in tono leggero, anche se si sentiva

travolto da un uragano. «Posso affrontare questa cosa per conto mio.»

Non aveva ancora guardato Alec. Si chiese se avrebbe mai avuto il

coraggio di guardarlo di nuovo. Secondo tutte le leggi degli Accordi,

gli Shadowhunters avrebbero dovuto essere informati

immediatamente del culto demoniaco, degli omicidi e dello stregone

sospetto.

Fu Tessa a rivolgersi ad Alec.

«Non è stato Magnus» gli assicurò.

Alec ribatté: «Non ho bisogno che tu me lo dica».

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