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Così pensò ad Alec.

Alec, con le sue strazianti contraddizioni, timido e coraggioso,

spietato e tenero. I suoi occhi azzurri e l’espressione del suo viso

quando si erano baciati per la prima volta. E l’ultima. Magnus non

aveva pensato che quel bacio sarebbe stato l’ultimo. Ma nessuno può

saperlo, qual è l’ultimo bacio.

Magnus vide tutti i suoi amici più cari. Tutti i mortali perduti e tutti

quelli che sarebbero vissuti. Sua madre, che non era mai riuscito a far

ridere; Etta dalla bellissima voce che aveva continuato a farlo ballare;

il suo primo amico Shadowhunter, Will. Ragnor, il maestro, che se

n’era andato prima. Catarina, le sue mani risanatrici e l’infinita grazia.

Tessa dal cuore saldo e dal grande coraggio. Raphael, che avrebbe

storto il naso davanti a quel sentimentalismo. La sua Clary, la prima e

unica bambina che Magnus avesse visto crescere, e la guerriera che

sapeva sarebbe diventata.

E poi ancora Alec.

Alec che saliva di corsa i gradini della sua casa in arenaria rossa a

Brooklyn per chiedergli di uscire. Alec che lo teneva stretto nell’acqua

gelida, offrendogli tutta la sua forza. La bellissima sorpresa della

bocca calda di Alec, le mani salde e forti, nella sala dei suoi antenati

angelici. Alec che faceva da scudo ai Nascosti nel palazzo di Venezia,

che arrivava in soccorso di Magnus attraverso una nuvola di demoni,

tentando di difenderlo ovunque e sempre. Alec che ogni volta

anteponeva Magnus al Conclave, senza esitazione. Alec che per

proteggere Magnus e custodire i suoi segreti si ribellava alle Leggi a

cui aveva consacrato la vita.

Magnus non aveva mai pensato di aver bisogno di protezione.

Aveva pensato che lo avrebbe reso debole. Si era sbagliato.

La paura scomparve. Tremante, a malapena in grado di muoversi,

con le tenebre che si chiudevano sopra di lui, Magnus provò solo

gratitudine per la sua vita.

Non era pronto alla morte, ma se doveva arrivare quel giorno,

l’avrebbe affrontata a testa alta e con il nome di Alexander Lightwood

sulle labbra.

Arrivò il dolore, devastante e improvviso. Magnus urlò.

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