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invece, sei probabilmente diretto in posti più pericolosi. Buona

fortuna. Ah… mi spiace per la tua vacanza.»

«Non dovresti scusarti» disse Magnus. Tessa gli soffiò un bacio

mentre entrava nel Portale, poi lei e il varco luminoso scomparvero

dal salotto.

Magnus e Alec rimasero immobili per parecchi secondi. Magnus

non riusciva ancora a guardare Alec negli occhi. Aveva troppa paura

di quello che avrebbe visto sulla sua faccia. Era nel suo appartamento

di Parigi con l’uomo che amava e si sentiva molto solo.

Aveva riposto così tante speranze in quel viaggio. Erano solo

all’inizio della vacanza, eppure adesso Magnus aveva un segreto

terribile e cospirava con un’amica Nascosta per non farlo sapere agli

Shadowhunters. Peggio ancora, non poteva giurare ad Alec di essere

del tutto innocente. Non riusciva a ricordare.

Non poteva biasimare Alec se stava ricredendosi su loro due.

Mettiti con me, Alec Lightwood. I tuoi genitori mi odiano, io non ci azzecco

con il tuo mondo e a te il mio non piacerà, e non potremo fare una vacanza

romantica senza che il mio oscuro passato getti un’ombra sul nostro futuro.

Magnus voleva che si conoscessero meglio. Aveva un’alta opinione

di se stesso, conquistata a fatica, e aveva un’opinione persino più alta

di Alec. Aveva pensato di aver disseppellito ogni segreto tenebroso,

lottato contro ogni demone, accettato tutti i propri difetti.

L’eventualità che potessero esserci dei segreti oscuri che lo

riguardavano e di cui non sapeva niente lo turbava.

«Tessa non avrebbe dovuto scusarsi» disse alla fine. «Sono io quello

che deve scusarsi. Mi spiace di aver rovinato la nostra vacanza.»

«Non è rovinata» disse Alec.

Sentirlo ripetere le stesse parole che lui aveva detto poco prima

diede finalmente a Magnus la forza di guardarlo. Quando lo fece, vide

che gli sorrideva impercettibilmente.

Senza che lo volesse gli sfuggì detta la verità, come talvolta gli

succedeva con Alec. «Non capisco cosa stia succedendo.»

«Lo scopriremo» disse Alec.

Magnus era consapevole che nella sua lunga vita c’erano state volte

in cui si era sentito furioso e smarrito. Poteva anche non ricordarsi

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