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Forgiato nel fuoco

Alec si rese conto che erano in netta inferiorità numerica. Ogni singola

persona seduta nell’anfiteatro – e ce n’erano parecchie – si preparava

ad affrontarli. Non pochi dei presenti si erano già alzati e si stavano

armando… soprattutto di clave e bastoni, anche se vide lo scintillio di

diverse lame.

«Caspita, ci sono un sacco di seguaci» borbottò Aline. «Devono

aver usato il car pooling.»

Il rapido sorriso di Helen svanì quando due persone la presero per

un braccio. Aline colpì uno dei due con una gomitata alla gola e Helen

si liberò dell’altro dandogli una testata al petto. Un idiota si gettò

addosso ad Alec e si prese un pugno in faccia. Aveva perso di vista

Magnus, circondato com’era da un muro di mani che cercavano di

afferrarlo e di piedi che scalciavano.

L’unico modo per raggiungere Magnus era passarci in mezzo.

«Signore» disse Alec. «Andiamo?»

«Con piacere» mormorò Helen dolcemente, poi tirò un calcio nella

rotula a un uomo.

Alec schivò un pugno maldestro e rispose con uno ben assestato.

Nelle pause della zuffa, tirava frecce alle sagome demoniache che

roteavano nel cielo.

Poteva andare avanti tutto il giorno. Sapeva muoversi solo in una

direzione. Verso il palco. Verso Magnus. Niente contava finché non lo

raggiungeva.

Riusciva a vederlo nei varchi tra la folla: era in piedi sul palco come

se si stesse rivolgendo al pubblico. Shinyun era accanto a lui che

urlava e mulinava le braccia, per fortuna senza ancora partecipare alla

battaglia. Magnus si girò a metà; aveva del sangue sulla gola e sulla

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