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scappare l’insalata!»

Alec si mise a ridere e piantò la forchetta nella sua caprese. Di

nuovo quei riflessi fulminei da Shadowhunter, notò Magnus.

Era sempre stato attento a ridurre al minimo le interazioni dei suoi

amanti mondani con il Mondo Invisibile. Per la loro sicurezza e per la

loro tranquillità mentale. E pensava che anche gli Shadowhunters

volessero avere meno contatti possibile con quel mondo. Stavano in

disparte, dichiarando di non essere mondani ma neanche Nascosti…

una terza categoria, piuttosto, distinta e forse anche un pelo migliore.

Ma Alec sembrava contento di essere lì, e non sembrava sconcertato

né da Parigi né dal mondo di Magnus. Magari era felice, come lo era

lui, del semplice fatto di stare insieme.

Mentre uscivano dal ristorante prese Alec sottobraccio, percependo

i muscoli solidi dello Shadowhunter. Alec sarebbe stato pronto a

combattere di nuovo in una frazione di secondo, ma in quel momento

era semplicemente rilassato. Magnus gli si strinse contro.

Svoltarono in quai de Valmy e furono investiti dal vento. Alec

sollevò il cappuccio della felpa, chiuse la cerniera del giubbotto e si

tirò Magnus più vicino. Lui lo guidò mentre camminavano nei

dintorni del Canale Saint-Martin, seguendo il corso d’acqua che faceva

un’ansa. Lungo le sponde passeggiavano delle coppiette e sulla riva

crocchi di persone erano riunite a chiacchierare, sedute su coperte da

picnic. Un tritone con un fedora si era unito a uno dei gruppetti.

Magnus e Alec passarono sotto un ponte pedonale di ferro blu.

Sull’altra sponda del canale l’aria era piena del suono di un violino

accompagnato da percussioni. I mondani di Parigi sentivano il

batterista mortale, ma solo gente come Magnus e Alec riusciva a

vedere e a sentire la fata violinista che gli volteggiava intorno, con

fiori nei capelli che rilucevano come pietre preziose.

Magnus fece allontanare Alec dal canale affollato e imboccò una via

più tranquilla. Una fila di basse case grigie addossate l’una all’altra

era rischiarata dal pallido chiarore lunare che si trasformava in un

caleidoscopio argenteo tra gli alberi scossi dal vento. Svoltavano a

caso, facendosi guidare dall’ispirazione del momento. Magnus

percepiva il sangue scorrergli nelle vene. Si sentiva vivo, vigile.

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