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la-mano-scarlatta

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«Non portarmi alla Fossa, Bernard» suggerì Magnus. «Detesto la

parola “fossa”. Suona di cattivo augurio, e lercia. A proposito, salve,

membro del culto malvagio Bernard!»

Il membro del culto malvagio Bernard lanciò a Magnus un’occhiata

infastidita. Era magro come uno stecco e i capelli scuri lisciati

all’indietro accentuavano il mento appuntito e la barbetta a ciuffi;

nell’insieme, era la copia malriuscita di una figura autorevole. Tolse le

manette di ferro a Magnus con forza non necessaria. Senza le catene a

sostenerlo, Magnus si accasciò sul pavimento. In quel momento

persino Bernard costituiva una minaccia seria. Si sforzò di stare dritto,

ma era l’unica cosa che poteva fare. Aveva la nausea, le vertigini ed

era assolutamente privo di poteri magici.

Shinyun non aveva corso rischi con il veleno. Chiaramente voleva

che Magnus non avesse alcuna chance nella Fossa.

«Un’ultima cosa» disse, con il sorriso nella voce.

Si avvicinò a Magnus.

«Ti ho portato in un luogo dove non potevi ricevere telefonate. Ho

reso inutilizzabile il tuo telefono. E ho contattato Alec a nome tuo.»

Sorrise. «Ho preparato una trappola per ciascuno di voi due. Tra non

molto, Alec Lightwood sarà morto.»

Magnus poteva affrontare qualunque cosa, se Alec era al sicuro.

Nella mente di Magnus vi fu un’esplosione di tenebre, un ululato di

dolore e di rabbia. Una rabbia che di rado si consentiva di provare.

Una rabbia che proveniva da suo padre. Si slanciò contro Shinyun.

Bernard e gli altri membri del culto lo presero per le braccia,

trattenendolo mentre lui si divincolava. Sulla punta delle dita

comparvero scintille azzurre, deboli e pallide.

Shinyun gli diede un colpetto sul viso, forte quasi come uno

schiaffo.

«Spero tu ti sia congedato in modo appropriato dal tuo figlio

dell’Angelo, Magnus Bane» mormorò. «Non riesco a immaginare che

vi ritroverete nello stesso aldilà.»

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