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la-mano-scarlatta

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spedendo una striscia bianca di ghiaccio frastagliato verso Malcolm.

Alec fece un passo avanti, come per intervenire, ma Magnus lo

prese saldamente per il gomito e scosse la testa.

Malcolm fece un cenno noncurante della mano e il ghiaccio si

sciolse con un sibilo. Quindi la costellazione di Orione saltò giù dal

soffitto del grande salone da ballo e prese posizione accanto a lui. Le

altre costellazioni, formando vaghe sagome umane, veleggiarono

verso il basso per unirsi alla battaglia al fianco di Malcolm. Il Sommo

Stregone puntò pigramente il dito contro Barnabas e Orione attaccò lo

stregone basso con un ruggito, mulinando gli strumenti musicali come

un randello. Barnabas gelò la costellazione prima che arrivasse a lui,

poi la ridusse a una nube di polvere di stelle.

«Quello era il mio primo violoncello!» sbottò Malcolm irritato. «Lo

sai quanto è difficile trovare dei rimpiazzi?» Le costellazioni che

affiancavano Malcolm, i corpi trasparenti con centinaia di puntolini

ammiccanti di polvere di stelle e vene di luce, attaccarono Barnabas.

Erano a metà strada quando il gigantesco lampadario in mezzo al

salone prese vita e si mise a usare i suoi molti bracci come una piovra,

afferrando tutte le costellazioni a portata. Il pavimento di marmo

accanto a Malcolm si sbriciolò, lasciando emergere tubi metallici che

serpeggiarono verso lo stregone. Prima che potessero raggiungerlo il

soffitto esplose.

La maggior parte dei presenti si riversarono fuori attraverso gli

archi, terrorizzati. Altri, più coraggiosi o più stupidi, rimasero

dov’erano, incapaci di distogliere lo sguardo. I due stregoni si

lanciarono addosso ghiaccio, fuoco, fulmini e verdi globi gelatinosi. Il

palazzo scricchiolò mentre le finestre andavano in pezzi, spuntoni di

ghiaccio provocavano buchi nelle pareti e zampilli di fuoco eruttavano

dal pavimento.

Un dardo di ghiaccio colpì una parete poco lontana, causando una

grandinata di detriti su un gruppo di ninfe. Alec andò in loro

soccorso, afferrando un pezzo di pianoforte e tenendoglielo sopra la

testa a mo’ di scudo.

«Dovremmo fare qualcosa!» urlò a Magnus.

«Oppure» rispose Magnus «potremmo riconoscere che questa cosa

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