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Molto ci resta

La loro prima notte a Parigi, Alec non era riuscito a dormire. Si era

alzato e si era messo a camminare su e giù per la stanza. Continuava a

guardare Magnus addormentato nel loro letto, il letto in cui

dormivano insieme. Non era ancora successo nient’altro, in quel letto,

e quando pensava a ciò che sarebbe potuto accadere di lì a poco, Alec

era in bilico tra la speranza e la paura. I serici capelli neri di Magnus

erano sparsi sul cuscino bianco, la pelle marrone scuro risaltava sulle

lenzuola. Una delle braccia snelle e forti era allungata nello spazio

dove prima dormiva Alec e al polso gli scintillava un sottile

braccialetto d’oro. Alec non riusciva a credere del tutto che stesse

succedendo a lui. Non voleva fare casino.

Una settimana dopo, si sentiva esattamente nello stesso modo. Non

gli importava se combattevano un culto o si trovavano su una

mongolfiera o, se per quello, combattevano un culto dalla piattaforma

di un pallone aerostatico, cosa che stava cominciando a sembrare un

possibile scenario futuro. Era felice di stare con Magnus e basta. Non

avrebbe mai pensato che una vacanza romantica con qualcuno con cui

voleva davvero stare fosse qualcosa che poteva avere, o che era giusto

desiderare.

Detto questo, non aveva particolarmente voglia che suo padre

venisse a sapere del possibile coinvolgimento del suo nuovo fidanzato

nella fondazione di un culto di adorazione dei demoni e si sentiva

gelare al pensiero che al Conclave arrivassero voci di quel genere su

Magnus. Alla fine era probabile che l’avrebbero saputo per altri canali,

indipendentemente da quanto lui e Magnus fossero prudenti.

La Legge è dura, ma è la Legge, diceva la sua gente, e Alec sapeva

quanto potesse essere dura. Aveva visto il modo in cui il Conclave

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