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Magnus non riusciva a smettere di ripensare a quando era

inginocchiato sul tetto del treno, folle di paura, con Alec che perdeva

conoscenza fra le sue braccia. Aveva visto il demone dissolversi in

fumo attorno a Shinyun, mentre lei si toglieva il cappuccio e

abbassava lo sguardo su di lui. L’aveva riconosciuta al volo: non chi

era, ma il fatto che era come lui. Uno stregone.

Un’entrata a effetto, bisognava riconoscerlo.

«Parliamo» disse Alec. «Perché ci stavi seguendo? Più

precisamente, perché stavi seguendo Magnus al Mercato delle Ombre

di Parigi?»

«Cerco la Mano Scarlatta» rispose Shinyun. «Avevo sentito dire che

Magnus è il loro leader.»

«Non lo sono.»

«Non lo è» rincarò la dose Alec, con voce dura.

«Lo so» disse Shinyun. Magnus vide che Alec rilassava

impercettibilmente le spalle. Gli occhi scuri di Shinyun si girarono

verso Magnus e ne sostennero lo sguardo. «Avevo già sentito parlare

di te, naturalmente. Magnus Bane, il Sommo Stregone di Brooklyn.

Hanno tutti qualcosa da dire su di te.»

«Ovvio» commentò Magnus. «Sono famoso per il mio gusto in fatto

di moda e l’ospitalità delle mie feste.»

«È vero che tutti sembrano fidarsi di te» continuò Shinyun. «Non è

che io volessi credere che tu fossi a capo di un culto, ma di recente l’ho

sentito ripetere di continuo. “Magnus Bane è il fondatore della Mano

Scarlatta.” Quello che chiamano il Grande Veleno.»

Magnus esitò. «Può darsi. Ma non me lo ricordo. I miei ricordi di

quel periodo sono stati… alterati. Vorrei saperlo.»

Alec gli lanciò un’occhiata e Magnus, nonostante non fosse capace

di leggere nella mente, capì chiaramente che era scioccato all’idea che

rivelasse un segreto così importante e pericoloso a una completa

sconosciuta.

D’altra parte, Magnus si sentiva stranamente sollevato di aver

ammesso a voce alta di poter essere il fondatore della Mano Scarlatta,

anche con un’estranea così particolare. In fin dei conti, aveva fatto

quella battuta a Ragnor. Aveva visto la foto di Tessa. Sapeva che gli

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