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la-mano-scarlatta

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che gli riempiva i polmoni.

«Ecco le parole che ti libereranno. Pronunciale e scambia la sua vita

per la tua. Solo uno di voi può sopravvivere a questo. Accetta il tuo

potere o muori.»

In quel momento fu una decisione facile.

Il bambino si sentì invadere dalla calma e l’incantesimo gli uscì di

bocca sott’acqua. Le mani che si muovevano convulsamente nel

panico si immobilizzarono e poi compirono una serie di gesti

elaborati. Non riusciva a respirare, ma era in grado di fare quella

magia.

Magnus non era mai riuscito a capire come avesse fatto

l’incantesimo che aveva ucciso suo padre.

Adesso lo sapeva.

Il bambino esplose in una colonna di fiamme azzurre così roventi

da far bollire l’acqua del ruscello. Il fuoco si arrampicò vorace sulle

braccia del padre e lo consumò.

Le urla del patrigno riecheggiarono nel fienile buio dove era morta

sua madre.

Magnus si ritrovò in piedi davanti al bambino e vide il suo io più

giovane ricambiare lo sguardo. Aveva la maglietta bruciata e dal suo

corpo si levava ancora del fumo. Per un attimo pensò che il bambino

potesse vederlo. Poi si rese conto che fissava i resti carbonizzati del

patrigno.

«Non avrei mai voluto che accadesse» sussurrò Magnus a tutti i

suoi antichi fantasmi e alle vecchie ombre, a sua madre e al suo

patrigno, e al bambino smarrito e ferito che era stato.

«Però l’hai fatto» disse Asmodeo. «Volevi vivere.»

Il padre era accanto al bambino che Magnus era stato, e guardava il

Magnus adulto attraverso il fumo.

«Vai, adesso» mormorò al bambino. «Ti sei comportato bene. Va’ e

dimostrati degno. Un giorno potrei tornare a reclamarti.»

Magnus batté le palpebre contro il fumo e si ritrovò al centro del

palco dell’anfiteatro, sotto un cielo scuro.

Sentiva il terreno instabile sotto i piedi, ma era perché stava

tremando. Erano passati solo pochi secondi. Shinyun era ancora

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