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treno.

Alec si tuffò in avanti, scivolando sul metallo freddo,

pericolosamente vicino all’orlo del tetto. Sfiorò la punta delle dita di

Magnus e lo mancò, mentre Magnus cadeva giù dal treno.

Alec si allungò con uno scatto oltre il bordo e afferrò una manciata

di stoffa umida. Strinse la camicia di Magnus con entrambe le mani e

cercò di tirarlo su usando tutte le forze che gli restavano.

Gli si annebbiò la vista per lo sforzo, ma poi Magnus era tra le sue

braccia e batteva gli occhi dorati in cui c’era un’espressione scioccata.

«Grazie, Alexander» disse. «Purtroppo, la piovra sta attaccando di

nuovo.»

Alec rotolò di lato, tirandosi dietro Magnus. Un tentacolo nero si

abbatté nel punto in cui si trovavano un attimo prima. Il tentacolo si

sollevò per colpire di nuovo. Magnus si mise a sedere di scatto e

sollevò le mani; un fascio di luce azzurra tagliò uno dei tentacoli che

frustavano l’aria. Il mostro ritrasse l’arto ferito spruzzando intorno

icore nero.

Magnus si alzò in piedi. Alec fece per imitarlo, ma fu colto dalle

vertigini. Gli effetti dell’iratze erano quasi svaniti e il veleno del Raum

gli scorreva nelle vene come acido.

«Alec!» urlò Magnus. I suoi capelli svolazzavano impazziti nel

vento che spazzava il tetto del convoglio. Tirò su Alec con uno

strattone, mentre il demone si preparava ad attaccarli di nuovo. «Alec,

cosa c’è?»

Alec cercò lo stilo, ma aveva la vista annebbiata. Sentiva Magnus

chiamare il suo nome, udiva il demone avvicinarsi. Magnus non

poteva aiutare Alec e al tempo stesso respingere il demone.

Magnus, pensò. Scappa. Mettiti in salvo.

Il mostro di fumo balzò in avanti, proprio mentre una sagoma

scura si interponeva tra loro e il demone.

Una donna, con un mantello e i capelli scuri che svolazzavano al

vento. Stringeva in mano una spada con la lama triangolare che

scintillò alla luce della luna.

«State indietro!» gridò. «Me ne occupo io.»

Fece un gesto con la mano e il demone di fumo cacciò un lungo

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