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la-mano-scarlatta

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sandalo, penso.»

«È fantastico» mormorò Alec. «Vieni e stringimi. Ti voglio vicino.»

Magnus alzò la testa per guardarlo. Alec aveva gli occhi chiusi e

respirava profondamente.

Vieni e stringimi. Ti voglio vicino. Forse per Alec era più facile dire

cose del genere quando era mezzo addormentato. A Magnus non era

venuto in mente che Alec potesse sentirsi in imbarazzo a dire quelle

cose. Aveva creduto che non volesse dirle.

Fece come Alec gli aveva chiesto e gli si accoccolò accanto,

intrecciando le gambe alle sue. Gli sfiorò la guancia con la punta

dell’indice, scendendo fino alla bocca. Alec aveva le ciglia lunghe,

folte e scure che gli ombreggiavano gli zigomi. Le labbra erano piene e

morbide, i capelli una massa di seta grezza nera. Aveva un’aria

vulnerabile difficile da associare al guerriero dallo sguardo freddo

armato di arco in cui si trasformava in battaglia.

Rifletté se svegliarlo e proporgli di spostarsi in camera da letto.

Avrebbe potuto baciare quella bocca carnosa, scompigliargli i capelli

serici. Gli sfiorò la guancia con le labbra e chiuse gli occhi…

Quando li aprì, il sole del tardo pomeriggio entrava a fiotti dalla

finestra a tutta parete. Maledisse la propria stanchezza: non aveva

idea di quante ore fossero passate e Alec non era più sul divano

accanto a lui.

Lo trovò sul balcone, vicino a un tavolo pieno di salumi, formaggi,

pane e frutta. Sollevò una flûte da champagne nella sua direzione.

«Alexander Lightwood» disse Magnus, ammirato. «Ben fatto.»

Alec fece girare il liquido nel bicchiere, l’espressione disinvolta

smentita dal sorriso sciocco che aveva stampato in faccia. «Prosecco?»

Il balcone era come una ciotola traboccante di luce calda. Si

sedettero a tavola e Magnus mandò messaggi a tutti quelli che gli

vennero in mente chiedendo se qualcuno avesse visto Barnabas Hale.

Nel frattempo si sbafò forse mezzo chilo di salumi. Consumare una

cena leggera insieme ad Alec, anche se dovevano fare in fretta, pareva

quasi una consuetudine domestica.

Dovrebbe trasferirsi da me, pensò. No, no, troppo presto, magari quando

staremo insieme da un anno.

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