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la-mano-scarlatta

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gemito crepitante, come il rumore del legno che scoppietta quando

brucia.

«L’ho già vista» disse Alec, stupito. «È la donna con cui ho

combattuto al Mercato delle Ombre di Parigi. Magnus…»

Fu attraversato da un’altra fitta dolorosa provocata dal veleno. Gli

si offuscò la vista. Aveva la sensazione che lo stessero pestando,

colpendolo allo stomaco, e gli cedettero le gambe.

«Magnus» ripeté.

Il cielo cominciò a svanire, con le stelle che si spegnevano a una a

una, ma Magnus lo prese al volo. «Alec» stava ripetendo e la sua voce

non era per niente quella di Magnus, fredda, sprezzante e

affascinante. Era roca e disperata. «Alec, ti prego.»

Alec sentiva le palpebre pesantissime. Tutto gli diceva di chiudere

gli occhi. Si costrinse a tenerli aperti per guardare un’ultima cosa:

Magnus che torreggiava sopra di lui, i suoi strani occhi colmi d’amore

l’ultima luce che vedeva.

Avrebbe voluto dirgli che andava tutto bene. Magnus era salvo.

Alec aveva tutto ciò che desiderava.

Cercò di sollevare una mano per toccargli la guancia. Non ci riuscì.

Il mondo era così buio. Il viso di Magnus sbiadì e fu inghiottito da

una notte senza stelle, insieme a tutto il resto.

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