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Sperava che Alec fosse elettrizzato quanto lui.

Il vento freddo gli solleticò la nuca, facendogli formicolare la pelle.

Per un attimo avvertì qualcosa di strano. Una sensazione fastidiosa,

come una presenza. Si fermò di botto e si girò nella direzione da cui

erano venuti.

Osservò le persone passare accanto a loro. La sentiva ancora: occhi

che guardavano, orecchie in ascolto o forse pensieri concentrati su di

lui che aleggiavano nell’aria.

«Qualcosa non va?» gli chiese Alec.

Magnus si accorse di essersi allontanato da Alec, pronto a

fronteggiare la minaccia da solo. Si scrollò di dosso la sensazione di

disagio.

«Cosa potrebbe esserci che non va?» disse. «Sono insieme a te.»

Allungò una mano e intrecciò le dita a quelle di Alec, con il palmo

calloso del compagno premuto contro il suo. Alec era più a suo agio di

notte che durante il giorno. Forse si sentiva meglio quando era

nascosto alla vista anche di coloro che avevano la Vista. Forse tutti gli

Shadowhunters si sentivano più a casa tra le ombre.

Si fermarono appena oltrepassato l’ingresso del Parc des Buttes-

Chaumont. Il bagliore delle luci cittadine conferiva una morbida

tonalità marrone al punto in cui l’orizzonte si fondeva con il nero del

cielo notturno, rischiarato solo dalla luna. Magnus indicò un grappolo

di stelle debolmente luminose alla sua destra. «Quella è Bootes, il

guardiano dell’Orsa, e vicino a lei Corona Boreale ed Ercole.»

«Perché nominare le stelle dovrebbe essere una cosa romantica?»

disse Alec, ma sorrideva. «Guarda, quella è… Dave… il Cacciatore… e

quell’altra… la Rana e… l’Elicottero. Non conosco le costellazioni,

scusa.»

«È romantico perché vuol dire condividere le conoscenze» spiegò

Magnus. «Quello che conosce le stelle insegna a quello che non le

conosce. Questo è romantico.»

Alec disse: «Non credo di avere nulla da insegnarti». Sorrideva

ancora, ma Magnus avvertì una fitta.

«E invece sì» disse. «Cos’hai sul dorso della mano?»

Alec sollevò la mano e la esaminò come se la vedesse per la prima

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