Poesie di Ossian, antico poeta celtico

(3i) CROMI io5
Discendono le lagrime
Con le notturne rugiadose stille.
Oscar , te vivo , ero una pianta altera
Adorna di fioriti ramicelli :
La morte tua, com^ orrida bufera,
Venne, e scosse i miei ramici fior si belli,
Poscia tornò la verde primavera
Con le tepide piogge e i venticelli :
Tornar 1' aurette, e i nnlritni umori;
Ma più non germogliai i'oglie nò fiorì.
Le verginelle il mio dolor mirarno ,
Le dolci corde dell' arpa toccare.
Taciti, o arpa, che tu tenti indarno
D' asciugarmi sugli occhi il pianto amaro.
Le verginelle pur mi domandarne :
Lassa , che hai? sì vago era il trio caro ?
Er' egli un Sol, che tu l'ami cotanto?
Io stava mesta , e rispondea col pianto.
O l)ella figlia dell'ondoso Luta, {b)
Deh come il canto tuo dclce mi giunse !
Certo, quando su gli occhi il molle sonno
Sceseti là sul garrulo Morante, (e)
Fertisi udir 1' armoniose note •
Degli estinti cantor : quando da caccia
Tu ritornasti nel giorno del Sole, (d)
Fosti a sentir le graziose gare
Dei vati in Selma , e la tua voce quindi
S" empiè di soavis^nla armonia.
Havvi dentro la languida tristezza
(i) Parla Ossian.
(f) Di questo niscfllLi non si ù meniione altrove. Dovea
però essere un ramo del Luta , presso cui abitava Toscar
padre di MaK-ina.
(i/) Sarebbe questo un giorno dì qualche «olenne isati-