Poesie di Ossian, antico poeta celtico

J[3òi) BEBATO 329
Fia che a Berato ^iuof^a, e del suo sangua
D' Ululo il forte tingerà la spada ,
Onde poi cresca qnal vivace pianta
La fama di Finionno. — E che ? tal fama
Troppo è sublime, onde toccar mai possa
Né -al tuo sii;nor , né ad alcun altnj in terra.
Temerario ca»Jtor, diss'io fremendo
Di generoso orgoglio : (/«) abbia negli occhi
Vampe di morte, ohi Fingallo incontra
Forta è ciii' tremi e si scolori in viso.
Spunta r ombra di lui , ciascun paventa ;
ÌLgli t sce, e i re sgombran qual nebbia al soffio
I3el suo furor. Tre giovinetti andranno
Dunque a Fingali© ad arrecar novella
Che il suo popol cadéo? Cadrà fors' egli,
Ma inulto no, né senza fama. Io stetti
Nella mia possa alteramente oscuro , (n)
E m'accinsi alla pugna: al fianco mio
Snudò il brando Toscàr. Qual fiume in pìcua
Già trabocca il nemico , alzasi il misto
Suono di morte , fischiano per 1' aria
Nembi di strali , suonano le lance
Sopra gli usberghi , curvansi le spade
Su i scudi infranti; uomo uomo afferra, acciaro
Suir acciaro riverbera : qual fora
Lungo ululo di vento in bosco antico ,
Qualor mille ombre imperversanti a prova
Nel tenebroso campo della notte
Fanno più monti di spezzate piante
Tal delia pugna era il rimbombo : alfine
Sotto il mio brando Utalo cadde , i figli
Di Berato fuggirò. Allor fu eh' io
(to) L'originale: io dissi nsll orgoglio d'I miì fii-or,
{n) L'originale : io sleitt 'lell oscurità Julia mia fjrz.ii.
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