Poesie di Ossian, antico poeta celtico

(i82) LÀTMO 19.?
Nemiche teste n minacciar son volti
E la gloria è comun : ricopra , amico ,
I dì dei nostri padri eterno oLlìo.
O re di Selma , io non aborro il nome
Del padre tuo , Morni riprese : ed anzi
Lo rimembro con gioja : era tremenda
La possanza del Duce, era mortale (5)
II suo furore : alla sua morte io piansi.
Cadon , Fingalio ^ i prodi; alfui su i colli
Non rimarran che i fiacchi. Oh quanti eroi.
Quanti guerrieri se n' andar sotterra
Nei di di Morni ! io qui restai , ma certo
INon per mia colpa, che nò alcun cimento.
Ne tenzon ricusai. La notte avanza,
Disse Fingàl ; su via , prendan riposo
Gli amici nostri, onde a! tornar del giorno
Sorgano poderosi alla battaglia
Contro l'oste di Latmo : odi che freme.
Simile a tuon che brontola da lungi.
Ossian , e Gaulo da la bella chioma ,
Voi siete levi al corso : e ben , da quella
Selvosa rupe ad osservar n' andate
I paterni nemici : a ìor per altro
Non vi fate sì presso ; i padri vostri
Non vi saranno ai fianchi a farvi scudo.
Non fate , o figli . che svanisca a un putito
La vostra fama : ardor cauto v' accenda,
Che a valor giovanile error va presso. (/}
(/; Quest' espressione neli' oii^iiìale è ambigua, perchè
può sigiiificarp ii;;;ii:i!!iieiite e che Cornai uccise molti in batlV?l'a
f *" che il sn-^ odio era implacabile . né s' estiiiguea che-
colla morte. Il traduttore ha conservata l'ariibignità dell'originale
, comp è probabile che foi^e 1' intenùimento del,
poeta. T. I.
(f) Sì è drito un po' di tornio a J' espressione alguan'fe
tìaccj dell'originale : il val-jr dd g'.ov .ne può f.lLfS..
Ossian Tdll, 3 3
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