Poesie di Ossian, antico poeta celtico

,
(555)
Tu iliaci ,
CARTONE 145
e lurbin rio t' atterra e schianta.
ISato al carro inclito giovine,
Quando quando t'alzerai ,
Di Barcluta o gioja amabile ,
INegli amabili tuoi rai ?
Clii dal muggito
Vieii dciP oceano
Al nostro lito
Torbido come nembo lempcsioso
D' autunno ombroso?
Tai fur le note dei cantor nel giorno
Del loro pianto. Accompagnai dolente
Le loro voci, e canto a canto aggiunsi.
Era r anima mia trista e invilita
Pei misero Cartone; egli cadéo
INei dì della sua gloria. O Clcssamorre ,
Ov^ è nell'aria il tuo soggiorno ? dimmi;
Èssi scordaio ancor della ferita
Il oaro giovinetto? e vola ei teco
Sopra le nubi , e all' amor tuo risponde ?
Sento il Sole ; o Malvina , al mio riposo
Lasciami : forse quelle amabili ombre
Scenderan ne' miei sogni ; udir già parmi
Una debole voce : il solar raggio
Gode di sfavillare in su la tomba
Del garzon di Barcluta; io sento il sua
Dolce calor che si diffonde intorno,
O tu , che luminoso erri e rotondo.
Come lo scudo de' miei padri , o Sole,
Donde sono i tuoi raggi ? e da che fonte
Trai l'immensa tua luce? Egei tu fu ora
In tua bellezza maestosa, e gli astri
Fuggon dal cielo : al tuo apparir la Lun*
Js^eir onda occidental rat*6 s' asconde
Ossian T.IIL io