Poesie di Ossian, antico poeta celtico

(359) BERA.TO aS»
Àvea lalma, di te. Sei spento, o caro?
Ah ti vedrò, ti stringerò. Piagnente
Sorge , ed avviasi fretiolos'a ai campo.
Insanguinato d' Utalo lo scudo
Vede nella mia man j getta uno strido.
Smania , trova il suo ben , cade spirante
Sul corpo amato , e colle sparse chioniè
11 caro Volto impallidito adombra.
Mi scesero le lagrime , agli estinti
Ersi la tomba , e alzai note pietose.
Figli di gioventù, figli infelici,
Posale in pace a quel ruscello in riva :
Passeran cacciatori e cacciatrici
Sul vostro sasso , in vista afflitta é schivai
Son mesti i cori di beltade amici ,
Pietoso canto i vostri nomi avviva.
Già F arpa in Selma sopra voi non tace ;
Figli di gioventù , posate in pace, (r)
Due dì restammo in su la spiaggia; i duci
Di Berato adunarsi ; alle sue sale
Il buon Larmorre fra giojosi canti
Riconducemmo , e risonar le conche.
Grande , esultante dell' Eroe canuto
Fu la letizia , in riveder de' padri
L'arme, quell'arme, eh' ei lasciò con doglia
Nella sala paterna , allor che sorse
D' Utalo l' alterezza. Alto levossi
La nostra fama ; ei benedisse i duci
Di Selma , e festeggiò , che nota a lui
Non era ancor del figlio suo la morte.
Detto gli s'era ch'ei piangnente e tristo
(r) E' peccato che uno scellerato come Utalo abbia partecipato
della soavità toccante di questo epitaCo. Forse peri
(jussta l'avrà intenerito dentro ia tomba.