Poesie di Ossian, antico poeta celtico

fiancò la gargllardìa , mancò la possa
Del Jjraccio di Crotarre. Oli poiess'io
La spada alzar, come 1' alzai nel giorno
Clie'l ^ran Fi:)gal!o delio Struia m riva
Yeunc pugnando , ed io sorgeagli al fJanct.I
Egli è Sol degli eroi : pure a Croiarre
JNon mancò la sua ("ama : il re di Selma
Lodommi ,e al braccio io m' adattai Io scudo
Del possente Caltàn eh' ei stese esangue :
Vedilo, o tìglio, alla parete appeso,
Che noi vede Crotarre. Or qua, t'accosta,
Dammi il tuo braccio , onde seuiire io possa
Se nella forza a' padri tuoi somigli.
Persigli il braccio ; ei lo palpò più volte
Con l'antica sua mano; inteneris^si
Pianse di gioja: tu sci forte, ei disse,
Sì llgliuol mio, ma non pareggi il padre.
^ clii può pjireggiarlo? Or via, la lesta
Spargasi nella sala; all'arpe, ai canti,
(Cantori miei : tigli di Croma , è gcande ,
Grande è colui cjie la mia reggia accoglie.
Sparsa è U festa , odonsi l'arpe, e iervc
Letizia, ma letizia che ricopre
Un sospir che covava (f) ìa ciascun peuu.
Sembrava un raggio languido di Luna
Che di candida striscia un nembo asperge.
Cessaro i canti alfin. Di Croma il sire
Parlò, né già piangea, ma in su le labbra
Gii si gonfiava il tremulo sospiro.
O iìgiio di Fingàl , diss'ei, non vedi
L'oscurità della mia sala? ah quando
Il mio popol vivea, fosca non era
L" alma mia ne' conviti : alla presenza
{/) L' ori;?inalf • 'h-^ o-cumn^ntc aHtav:,
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