Poesie di Ossian, antico poeta celtico

i4 LA. MORTE (181)
Vog.i , oìniè , senza periglio
Sovra il mar che a ine t' invola '.
Amor iì)io , chi mi consola,
Quando mai ti rivedrò?
Ma vien la none: gran corteggio intorno
Le fan spesse tenebre ; a mezzo il corso
I.' Eroe sorprende ; celasi la Luna
Kegh antri delle nubile in tutto il cielo
Sol d^una stella il tremolar non spunta.
Tacita e paurosa all' onde in preda
Va di Gaulo la barca. - A Morven lieti
Torniam , ne Gaulo sovra il mar si scorge.
Giunge il mattino, ma d' Ifrona i lidi
La nebbia involve. Per la spiaggia errando
Gaulo s' aggira , e ove , non sa ; 1' orecchio
Tende in ascolto, e di guerrieri o d'armi
Fragor non ode : batte allor lo scudo :
:» Dormi o Fingal tu forse? è dalla })ugna
.)) Stanco il tuo braccio ^ o non pui^nossi?
( ci gridi )
3) Giungeste ancor su (pieste rive , o prodi?-
Piaciuto ahi fosse, o giovinetto, al cielo («)
Che allor giunli vi fossimo, e dcd busco
Ossian le grida dell' anùco udisse !
O questa lancia alla grand' oste incontro
T' aviìa difeso, o nella breve fossa
Giacerla senza vita il signor suo.
Di Temerà la lancia inutil tronco
Non era allor, nò dell'età che cade
Debile appoggio : era balen che scende
Sovra penne di foco, e cento e cento
Alberi atterra in suo cammin; frondoso
(e) Ripiglia il Poeta.