Poesie di Ossian, antico poeta celtico

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Treaio pel suo gnerrier ; mi che mai puote
Colania far? non era a inalzar 1' asta
Atto il suo braccio , ne formato cribrando
Per quel tenero fianco ; il sen di neve
!Non sorse ni ai sotto i' usbergo , e l' occhio
Era tutt' altro che lerror d'eroi.
Che puoi in far pel tuo cadenf^ duce,
Colama bella? Vacillanti, incerti
Sono i suoi passi , e sciolto il crine , e in mezzo
Delle lagrime sue feroce ha 'I guardo.
Ya di notte alla sala; (r/) arma d'acciaro
L' amabile sua forma ( arnese è questo
I)' un giovine guerrier, che nella prima
Di sue pugne cadette (e) alla caverna
)
Vola di Callo , e lui da ceppi scioglie.
O sorgi , figlio di Ratmor, su sorgi ,
Disse, buja è la notte; al re di Selma
Tosto fuggiarn : son di Langalio
Che di tuo padre in la magion
il figlio ,
si stava.
II tenebroso tuo soggiorno intesi ,
E mi si scosse il cor: (/) signor di Cinta,
Sorgi , sorgi , fuggiarn , la notte è nera.
Donde ne vieni, o benedetta voce?
Calto rispose ; dalle nubi forse
Fosco-rotanti ? perchè spesso l' ombre
De' suoi grand' avi nei notturni sogni
Vengono affilio, dacché il Sol s'asconde
Alle mie la