Poesie di Ossian, antico poeta celtico

(212) DI GAULO »5
Onor del monte che gli trema innanzi.
Colto dalla mina arbor non era
Ossian ali or , che tra la felce al solo
Lieve spirar d' un venlicel si scote i
O mezzo rovesciato in riva al fiume
Gli insulti ancor della bufera addita.
jN^o, tal non era allor ; dritto e superb©
Quai son del Gona maestosi i pini
Tutti d' intorno i verdeggianti rami
Io mi vedea , che sorridean festosi
Dell' oragano alle minacce , e lieti
Fra' muggiti dell' aria , a mezzo il cielo
Ondeggiavan tra i nembi e le tempeste.
Ah! perchè al Duce di Strumon non era(ój
Io presso allor, che rovesciossi e venne
La procella d^Ifrona incontro a lui?
Dov' eri allora , ombre di Morven ? forse
Placido sonno per 1' aeree sale ,
Cui crepuscol da lunge appena imbianca,
Posava dolcemente in su' vostr' occhi ;
O scherzar vi piacea colle cadute
Aride foglie , pueril trastullo ;
Che neppur cenno si mirò , ne udissi
Del periglio di Gauio? ... ah no , de' nostri
Padri dilette ombre a noi fide , voi '
3yon obliaste d' ammonirci ! A Ifrona
Per ben due volte rispingeste indietro
Le nostre vele; e per due volte il mare
Mugghiando risuonò de' vostri gridi,
il vostro cenno ahi ! non s' intese : Pombre
INoi vi credemmo de' nemici , opposte
Forse al nostro ritorno. Incontro a vqì
I
(i) Gdttlo signor di Strumon,
,