di Carlo Cassola

dalla regolarità del respiro, che dormisse ... ma ecco, lei lo
guardava, con gli occhi spalancati.
a Maran mormoro, e comincio ad accarezzarle il fianco.
« Mara, tesoro ... n Lei continuava a guardarlo, con un'aria
meravigliata che ne accresceva il fascino ... Rimase a fis-
sarla incantato, poi le schiacciò il viso con un lunghissi-
mo bacio.
« Perché m'hai svegliato? n disse lei.
Egli la guardava, continuando ad accarezzarle il fianco,
poi scese più giù ...
n Che fai? B disse lei, ma non in tono di rimprovero, anzi.
Mara nongera eccitata, voleva solo provare il potere che a-
veva su di lui; e quando egli ebbe perso del tutto la testa, lo
frenò: .No, Bube, no... Non bisogna farlo ... Non siamo
ancora sposati B.
Bastò questa ripulsa perché egli tornasse in se. È ve-
ro... non bisogna farlou disse. Si staccò da lei; si alzò dal
letto; andò a sedere al sole.
Lei lo raggiunse:
a Sei in collera con me? n disse prendendogli la mano.
«No, Mara, no. Io ... scusami di prima, ma avevo perso
la testa. Hai ragione tu, non bisogna ... n Arrossì e non fu
buono di continuare.
« Bube caro» disse lei appoggiandogli la testa sulla spal-
la.
E di nuovo conobbero le dolcezze dell'amore tenero e
affettuoso.
L'aria nitida era spazzata da folate di vento. E, con le folate,
arrivavano scrosci di musica da ballo.
Mara si riscosse:
a Da dove viene, questa musica? n
«Da Iano, immagino» rispose Bube. (( È un paese la dietro~
e indicò i poggi di fronte già profondamente corrugati
dall'ombra.