di Carlo Cassola

cenavano, la madre le domandò se in casa di Bube era
stata accolta bene. «Oh, si, certo* rispose Mara. a Ma non
dovevi starci una settimana? B insisté la madre. a Oh, ma a-
vevo detto così per dire* si affretto a rispondere Mara.
a Che vuoi che ci facessi a Volterra. * E, per sviare il discor-
so: a Ti piacciono le mie scarpe? Me le. ha regalate Bube N.
(i Le avete comprate a Volterra? r
UNO, a Colle. n
aSono belle davvero. Ma devi tenerne di conto, aitri-
menti ti si sciupano subito. Le devi serbare per quando vai
a Colle. n E, come se si accorgesse per la prima volta che la
sua figliola era ormai una ragazza: a Ma se vuoi far figura,
devi stare pettinata n.
a È che i miei capelli non vogliono saperne di stare a po-
sto. Sembrano stecchi e rise, imbarazzata.
«Storie. È perché non li curi. Li devi lavare spesso e
spazzolare forte ... Anch'io li avevo come te, ma io ero am-
biziosa, non sarei mai andata in giro coi capelli in quelle
condizioni. n
« Ma tu li avevi morbidi, mamma, si vede anche da quel-
la fotografia con babbo ... N
«È che ne avevo cura* ripeté la madre.
Poi Mara rigoverno, e la madre via .via le asciugava.
Continuarono a parlare. Si vedeva che la madre era con-
tenta che lei fosse tornata.
Così Mara si sentiva quasi felice, mentre a letto aspetta-
va di addormentarsi. "Dove sarà Bube?" si chiese, ma si
affretto a scacciare quel pensiero. Era stanca, e allungava
qua e la le gambe, gustando la morbidezza del materasso.
Dormiva sempre quando la madre le entro in camera e
spalancò la finestra: « Alzati, Mara, c'e da andare allavilla
a ritirare il bucaton. E Mara si alzo, con la malinconica
consapevolezza che per lei ricominciava la solita vita.
La villa era a un chilometro dal paese, su un cocuzzolo
di fianco aila strada provinciale: ci si accedeva per un viale
di cipressi che saliva ripido a zig-zag. Mentre tornava via