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di Carlo Cassola

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Svegliandosi, Mara stentò a raccapezzarsi: forse perché a-<br />

veva sognato. Il fogliame alto dei pioppi era percorso da<br />

un fremito continuo; e quel fruscio avrebbe potuto anche<br />

farle credere <strong>di</strong> essere nella sua chiusa, vicino al torrente.<br />

Bube, che aveva dormito con la testa appoggiata al suo<br />

grembo, era scomparso.<br />

Si sollevò a sedere: Memmo era anche lui seduto e la<br />

stava guardando. "Mi guarda le gambe", pensò Mara, e si<br />

affretto a tirar giù la gonnella. Non fu il pudore e spingerla<br />

a coprirsi, ma il gusto <strong>di</strong> fargli <strong>di</strong>spetto.<br />

Poi, sempre attenta a non mostrare le gambe, si alzò;<br />

si scosse la gonnella, si levò un filo d'erba rimasto appic-<br />

cicato.<br />

«Ha dormito? » le domandò Memmo.<br />

a Perché, lei no?<br />

a Mi davano noia le formiche. n Rise sforzatamente:<br />

aMi salivano su per una gamba...)).<br />

Bube era spuntato dal folto degli alberelli. aSon passate<br />

macchine? n domandò a Memmo.<br />

a Ma sì. Non e passato un cane. Vedrai che fino alle set-<br />

te si resta qui.<br />

an<strong>di</strong>amocene sul fiume, allora. Almeno si prende un<br />

po' <strong>di</strong> sole. »<br />

Nascosero la roba nel folto, e passando per un viottolo<br />

fangoso attraversarono I'albereta.<br />

I1 greto era largo, ma quasi asciutto.

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