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di Carlo Cassola

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vernare scappava fuori: le prime ore del pomeriggio, erano<br />

le sole in cui fosse libera. Ma ora che c'era Bube in casa,<br />

non aveva certo voglia <strong>di</strong> andar fuori.<br />

Bube: non le piaceva troppo quel nome. "Lo chiamerò<br />

Arturo", e le venne da ridere, al ricordo <strong>di</strong> una sconcezza<br />

che <strong>di</strong>ceva sempre Mauro a proposito del nome Arturo.<br />

"Gl'inventerò un nome. Lo chiamerò ... Bruno. Bruno è un<br />

bel nome, e poi a lui gli sta bene, perché è bruno davvero.<br />

Invece ci sono <strong>di</strong> quelli che sono bion<strong>di</strong>, e si chiamano Bru-<br />

no. A me per esempio se m'avessero chiamato Bruna, mi<br />

sarebbe stato male."<br />

Era abituata a fantasticare, e a fare lunghi <strong>di</strong>scorsi da<br />

sola. Nelle sere d'inverno, quando se ne stava rannicchiata<br />

sul palco sopra il focolare, quante cose le venivano in<br />

mente.<br />

A volte pensava quanto era <strong>di</strong>sgraziata, a essere nata in<br />

una famiglia come quella, col padre che era uno scansafa-<br />

tiche e si era fatto mettere anche in prigione. E con la ma-<br />

dre, che voleva bene soltanto a Sante. E invi<strong>di</strong>ava Liliana,<br />

che almeno era figlia unica, e le attenzioni dei genitori era-<br />

no tutte per lei.<br />

Ma, da un po' <strong>di</strong> tempo, non invi<strong>di</strong>ava più né Liliana, né<br />

nessun'altra ragazza del paese. Le sembrava, per comin-<br />

ciare, <strong>di</strong> essere la più bella. Anche se i capelli le stavano<br />

ritti sulla testa a mazzetti, che non c'era verso <strong>di</strong> tenerli a<br />

posto. Semmai, si rammaricava <strong>di</strong> aver poche forme. An-<br />

dava in continuazione da Liliana, che aveva uno specchio<br />

grande, dove ci si poteva vedere per intero: stava li delle<br />

mezz'ore a spiare ansiosa se il petto le s'era fatto più pieno,<br />

se le erano venuti un po' più <strong>di</strong> fianchi. E, a seconda della<br />

risposta dello specchio, <strong>di</strong>ventava gaia oppure triste. Cam-<br />

minando, <strong>di</strong>menava il sedere, come aveva visto fare alle at-<br />

trici, le rare domeniche che era andata al cinema a Colle.<br />

Se tornava dal campo con una fascina, era capace <strong>di</strong> allun-<br />

gare la strada, pur <strong>di</strong> passare per il paese: perché sapeva<br />

che un peso in bilico sulla testa fa più flessuosa la figura.

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