WALSERSPRACHE - The four main objectives of the Alpine Space ...
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VIVA LA LINGUA WALSER!<br />
pubblica era tale, dopo più di un secolo di centralismo culturale e politico<br />
che aveva mirato ad appiattire ogni aspetto di cultura e di lingua “non<br />
nazionale”, che al Ministero dell’Interno, a Roma, a tenere sotto controllo<br />
il problema delle minoranze linguistiche, per s<strong>of</strong>focarle non certo per<br />
favorirne la conservazione, era la “Direzione generale per la difesa dei<br />
confini nazionali”. Oggi invece, al Ministero dell’Interno, se ne occupa,<br />
con intenti finalmente costruttivi, la Direzione Generale per la Tutela delle<br />
Minoranze Linguistiche. Mentre alla Presidenza del Consiglio dei Ministri,<br />
è operativo un altro Ufficio, incaricato di dare attuazione alle provvidenze<br />
della legge 482.<br />
La legge 482 del 1999, che sottopone a tutela da parte dello Stato la<br />
lingua delle minoranze storiche in Italia, ha una storia lunga alle spalle.<br />
Si è arrivati a questa legge organica solo dopo che alcune lingue minoritarie<br />
avevano già ricevuto singolarmente tutele “speciali”, dovute a ragioni<br />
politiche locali. Non mi riferisco al valdostano, né al tedesco sud-tirolese,<br />
tutelati fin dai tempi della Costituzione, ma ad altre lingue: quelle<br />
degli Sloveni, dei Ladini, infine dei Mocheni: una piccolissima realtà linguistica<br />
di matrice tedesca, presente nella provincia autonoma di Trento.<br />
Ed alla legge 482 si era giunti, giova dirlo, non senza un lunghissimo iter<br />
parlamentare, non privo di ostacoli e incomprensioni, e grazie all’impegno<br />
diretto dei parlamentari valdostani: in primo luogo Luciano Caveri,<br />
che di questa legge può essere considerato il padre.<br />
La 482 è oggi uno strumento importante per aiutare le popolazioni<br />
Walser a salvare la loro antica parlata. In alcuni comuni sono già attivi da<br />
anni gli “Sportelli linguistici”, che fungono anche da centri propulsori di<br />
iniziative culturali e studi linguistici. Mi pare molto significativo come, attivando<br />
questi sportelli con finanziamento pubblico, giovani Walser che<br />
dispongono della conoscenza della loro lingua possano trovare occasioni<br />
di lavoro (non sempre facili lassù) senza dover abbandonare la loro<br />
valle. Tra i compiti previsti dalla legge vi è la conservazione, anzi la promozione,<br />
della toponomastica. E, salvando almeno la toponomastica, si<br />
potrà comunque garantire alla lingua un po’ di futuro.<br />
Se insomma la lingua parlata – che non è riuscito a s<strong>of</strong>focare nemmeno<br />
un secolo di politica centralistica e livellatoria nelle istituzioni, nella<br />
scuola e nella cultura – rischia di essere uccisa dal progresso, dalla televisione,<br />
dai nuovi modelli di vita sociale che non sono più quelli tradizionali,<br />
occorre sostenere con passione i nuovi sforzi di pubblici amministratori,<br />
insegnanti, associazioni locali. Occorre sfruttare l’occasione degli<br />
Sportelli linguistici per finanziare iniziative locali, pubblicare dizionari,<br />
ricerche, opere letterarie… Voglio ricordare in proposito due iniziative<br />
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