WALSERSPRACHE - The four main objectives of the Alpine Space ...
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Enrico Rizzi<br />
per la lingua dei Walser risale infatti all’età rinascimentale con la scoperta<br />
delle Alpi e fa parte della storia stessa delle Alpi. Da allora ha attratto<br />
scienziati e filologi, storici ed eruditi, come una delle più singolari curiosità<br />
del mondo alpino. Fino al ’500 le Alpi erano state un’entità ancora<br />
estranea alla cultura ufficiale. Di esse si ignoravano completamente non<br />
solo la storia, le tradizioni o le lingue, ma persino la geografia e la natura.<br />
Il merito di averne abbozzato una prima per quanto imprecisa conoscenza<br />
è stato degli umanisti e geografi svizzeri del tempo, nel grande<br />
risveglio culturale che ha accompagnato l’epoca della Riforma (Aegidius<br />
Tschudi, Iosia Simler, Ulrich Campell), anche se nelle loro opere si fa<br />
ricorso alle origini più leggendarie per spiegare la presenza di queste<br />
colonie di lingua tedesca chiuse tra le montagne.<br />
All’inizio del ’600, le teorie più singolari in proposito vennero riprese<br />
dagli eruditi retici Guler von Weineck e Fortunat Sprecher von Bernegg,<br />
e, sul versante meridionale della grande migrazione, dal vescovo di<br />
Novara Carlo Bascapé, che aveva annotato uno ad uno tutti i “luoghi posti<br />
tra i gioghi delle Alpi” dove si parlava uno strano linguaggio germanico.<br />
L’ipotesi di una loro origine dall’alto Vallese si è fatta strada molto lentamente.<br />
Nel 1789, mentre scoppiava la Rivoluzione francese, i villaggi<br />
intorno al monte Rosa furono visitati da Horace-Bénédict de Saussure,<br />
che per primo mostra di non aver dubbi sull’origine vallesana degli abitanti<br />
del monte Rosa (“una sorta di guardia tedesca che presidia la base<br />
del massiccio”) e alle cause pacifiche, pastorali, della loro marcia colonizzatrice.<br />
L’autorità del Saussure impresse una svolta decisiva alla soluzione<br />
dell’enigma, ma bisognò attendere più di un secolo perché l’origine<br />
dei coloni tedeschi delle Alpi venisse storicamente chiarita. Decisivo fu<br />
l’apporto dei linguisti. Nel 1842, a Stoccarda, apparve il già citato libro di<br />
Albert Schott, Le colonie tedesche nel Piemonte, ed a Vienna nel 1844 la<br />
prima monografia dedicata ai Walser delle colonie “orientali”: Vallesani e<br />
Walser nei Grigioni e nel Vorarlberg, di Joseph Bergmann. Nel 1893 ad<br />
occuparsi delle Comunità tedesche dei Grigioni sud-occidentali (il territorio<br />
della Lega Grigia), con il rigore e la competenza che lo distinsero, fu<br />
forse il più grande storico che le Alpi abbiano avuto nel passato: William<br />
Augustus Brevoort Coolidge. Dopo l’inizio del XX secolo gli autori e le<br />
opere che meriterebbero una citazione sono troppo numerosi, perché qui<br />
si possa ricordarli tutti. Citerò solo, per l’Italia, Aristide Baragiola, germanista<br />
ed etnologo, che dedicò molti saggi al folklore, alla casa rurale, agli<br />
antichi documenti tedeschi delle colonie italiane (in particolare<br />
Formazza), in anni nei quali la cultura delle minoranze, nell’Italia postunitaria<br />
era oggetto di diffuso ostracismo, non certo di attenzione e di stu-<br />
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