WALSERSPRACHE - The four main objectives of the Alpine Space ...
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Enrico Rizzi<br />
tori in Ludwig Zumstein di Gressoney, salace autore di motti, versi e aforismi<br />
nel “Walserdeutsch” gressonaro, e in Piaru Axerio di Rima, che raccolse<br />
in prosa e in poesia le testimonianze della vita degli emigranti, le<br />
stagioni e le malinconie del piccolo villaggio Walser della Valsesia.<br />
Anche nei Grigioni, l’esordio della letteratura dialettale risale al secolo<br />
scorso. Uno dei primi a lasciare tracce scritte di una lingua fino allora<br />
solo parlata dal popolo, è stato Valentin Bühler, giudice di Davos, che del<br />
dialetto Walser raccolse canti popolari e proverbi, oltre al primo vocabolario<br />
e a una grammatica. Accanto a lui vanno ricordati, Georg Fent nel<br />
Prättigau, Hans Valär a Davos, e il parroco di Safien Christian Tester.<br />
All’inizio di questo secolo apprezzato autore di novelle e racconti in<br />
Walser fu il medico di Vals, Johann Joseph Jörger.<br />
Sulle loro orme, una piccola schiera di poeti e narratori locali ha tenuto<br />
viva, e tuttora rinverdisce, tanto nelle colonie grigionesi quanto in quelle<br />
italiane, la tradizione della letteratura dialettale Walser. È impossibile<br />
citare tutti i testi in lingua Walser apparsi in questi ultimi trenta-quaranta<br />
anni nei quali, a nord come a sud delle Alpi, è parallelamente cresciuto,<br />
nel pubblico, la curiosità per la lingua e la cultura dei Walser. Per i<br />
Grigioni, ricorderò solo gli ottimi testi in prosa raccolti dalla<br />
Walservereinigung Graubünden nel Walservolch (1974).<br />
Per il sud delle Alpi – ma non solo per il sud delle Alpi, perché la sua<br />
opera spicca nettamente stagliandosi nell’intero panorama Walser – ricorderò<br />
la poesia di Anna Maria Bacher, che testimonia un percorso letterario<br />
consacrato ormai da un largo consenso di pubblico. Raccolgono le liriche<br />
sparse ormai lungo vent’anni, con un crescendo di valore nel tempo,<br />
tale da farci pensare ad una parabola ancora lunga e ascendente.<br />
Oltreché nella produzione letteraria, preziose testimonianze scritte di<br />
una lingua che si va perdendo sono rimaste in numerose memorie locali,<br />
raccolte di canti o leggende, come i manoscritti di Valentin Curta sulla<br />
storia e le tradizioni di Gressoney, quelli di Hans Maria Sartori su Bosco<br />
Gurin; i racconti di Giovanni Giordani (autore di un prezioso dizionario)<br />
nel Walser di Alagna e quelli di Johann Rudolf St<strong>of</strong>fel nel Walser di Avers.<br />
Al 1894 risalgono due manoscritti del formazzino Antonio Ferrera,<br />
maestro della valle e grande conoscitore della sua lingua. Il primo è la<br />
trascrizione di una vecchia leggenda, molto nota a Formazza: “ ’Z besch<br />
Quenzji” (Il cattivo Guenza). Il secondo è una raccolta di 27 testi, corrispondenti<br />
ad altrettanti pezzi folklorici: racconti di “fatti veri”, leggende,<br />
pregiudizi, rimedi, scherzi, proverbi, canti. Il manoscritto costituì la fonte<br />
del Folklore di Val Formazza di Aristide Baragiola.<br />
Un’altra fonte straordinaria per la conoscenza della lingua è rappre-<br />
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