Applicazioni della teoria del minimax a problemi ... - Portale Posta DMI
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Due minimi locali 39<br />
La struttura <strong>del</strong> Capitolo è la seguente: dapprima stabiliremo una versione <strong>del</strong> Teorema<br />
1.6 per una certa classe di funzionali di Motreanu–Panagiotopoulos, corredata di un<br />
Lemma tecnico finalizzato alle applicazioni (Sezione 5.1); quindi adopereremo il risultato<br />
astratto, provando teoremi di molteplicità per le soluzioni di un’inclusione differenziale<br />
con vincolo di positività (Sezione 5.2), di un problema di Dirichlet su una striscia con<br />
nonlinearità discontinue e simmetriche (Sezione 5.3) e <strong>del</strong> problema <strong>del</strong>l’ostacolo su una<br />
disequazione emivariazionale in dimensione uno (Sezione 5.4).<br />
5.1 Due minimi locali per funzionali di<br />
Motreanu–Panagiotopoulos perturbati<br />
Il risultato principale <strong><strong>del</strong>la</strong> presente Sezione consiste in una riformulazione <strong>del</strong> Teorema 1.6:<br />
sotto opportune ipotesi, potremo dimostrare l’esistenza di almeno due punti di minimo<br />
locale per una classe di funzionali di Motreanu–Panagiotopoulos perturbati su spazi di<br />
Banach rispetto alla topologia forte; tali punti, ricordiamo, sono punti critici (cui nelle<br />
applicazioni si aggiungerà un terzo punto critico di natura imprecisata individuato col<br />
metodo <strong>del</strong> passo di montagna).<br />
Inoltre, il nostro risultato fornisce una stima a priori <strong>del</strong>le norme dei punti critici<br />
ottenuti, che non dipende dalla perturbazione (sulla quale, peraltro, sono fatte ipotesi<br />
molto blande).<br />
Nel seguito, (X, · ) denota uno spazio di Banach riflessivo e separabile; I : X →<br />
R un funzionale localmente lipschitziano, sequenzialmente debolmente s.c.i.; J : X →<br />
R un funzionale localmente lipschitziano, sequenzialmente debolmente continuo; C un<br />
sottoinsieme non vuoto, chiuso, convesso di X; χC : X → R∪{+∞} la funzione indicatrice<br />
di C (definita come nella Sezione 3.2); δ un numero reale; si pone poi Λ = [0, +∞[, e si<br />
definisce una funzione ψ : X × Λ → R ∪ {+∞} ponendo per ogni (u, λ) ∈ X × Λ<br />
ψ(u, λ) = I(u) + λ (δ − J(u)) + χC(u).<br />
Nel presente contesto, il Teorema 1.6 si può riformulare come segue.<br />
Teorema 5.2. Siano X, I, J, C, δ, Λ e ψ come sopra, e siano verificate le seguenti<br />
condizioni:<br />
(5.2.1) sup inf ψ(u, λ) < inf<br />
u∈C sup ψ(u, λ);<br />
λ∈Λ u∈C<br />
λ∈Λ<br />
(5.2.2) lim ψ(u, λ) = +∞ per ogni λ ∈ Λ.<br />
u→+∞<br />
Allora, esistono λ0, λ1 ∈ Λ e σ1 > 0 tali che λ0 < λ1 e che per ogni λ ∈ [λ0, λ1] e ogni<br />
funzionale Φ : X → R localmente lipschitziano, sequenzialmente debolmente s.c.i., esiste<br />
µ1 > 0 tale che per ogni µ ∈]0, µ1[ il funzionale ψ(·, λ) + µΦ(·) ammette almeno due punti<br />
di minimo locale giacenti in C ∩ B(0, σ1).