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Applicazioni della teoria del minimax a problemi ... - Portale Posta DMI

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44 Capitolo 5. Problemi con due parametri<br />

In forza <strong>del</strong>le condizioni (5.6) e (5.11), JF e JG sono funzionali localmente lipschitziani<br />

e verificano per ogni u, v ∈ X<br />

<br />

J ◦ F (u; v) ≤<br />

(si veda il Lemma 4.1).<br />

F<br />

Ω<br />

◦ s (x, u(x); v(x))dx, J ◦ G(u; v) ≤<br />

<br />

Ω<br />

G ◦ s(x, u(x); v(x))dx<br />

Per ogni λ, µ > 0, il funzionale <strong>del</strong>l’energia associato al problema (5.14) è definito<br />

ponendo per ogni u ∈ X<br />

Vale infatti quanto segue:<br />

Eλ,µ(u) = up<br />

p − λJF (u) − µJG(u) + χC(u).<br />

Lemma 5.4. Per ogni λ, µ > 0, Eλ,µ : X → R ∪ {+∞} è un funzionale di Motreanu–<br />

Panagiotopoulos, e ogni suo punto critico è una soluzione di (5.14).<br />

Dimostrazione. Rammentiamo quanto stabilito nella Sezione 4.2 e poniamo per ogni<br />

(x, s) ∈ Ω × R<br />

H(x, s) = λF (x, s) + µG(x, s);<br />

chiaramente H soddisfa le condizioni (4.1), (4.5) e (4.6), mentre il problema (4.7) è<br />

equivalente al nostro (5.14): quindi basta applicare il Lemma 4.5. <br />

Grazie al Teorema 5.2, proveremo, sotto opportune restrizioni sui parametri λ, µ,<br />

l’esistenza di almeno due punti di minimo locale in C per Eλ,µ; quindi, servendoci <strong>del</strong><br />

Teorema 3.17, affiancheremo a essi un terzo punto critico; poiché la dimostrazione <strong>del</strong><br />

nostro risultato è alquanto laboriosa, preferiamo alleggerirla introducendo alcuni lemmi<br />

preliminari.<br />

Lemma 5.5. Il funzionale JF : X → R è sequenzialmente debolmente continuo e per<br />

ogni λ ≥ 0 si ha<br />

<br />

up (5.5.1) lim<br />

u→+∞ p − λJF<br />

<br />

(u) = +∞.<br />

Dimostrazione. Proviamo che JF è sequenzialmente debolmente continuo, ragionando<br />

per assurdo: siano {vn} una successione in X debolmente convergente a v ∈ X e ε > 0 tali<br />

che per ogni n ∈ N<br />

(5.15) |JF (vn) − JF (v)| ≥ ε.<br />

Poiché l’immersione X ↩→ Lr (Ω) è compatta, esiste una sottosuccessione, ancora denotata<br />

{vn}, tale che vn − vr → 0; possiamo anche assumere che vnr, vr ≤ K per<br />

ogni n ∈ N (per un opportuno K > 0): applicando il Teorema 3.7 e (5.6) si ottiene<br />

<br />

|JF (vn) − JF (v)| ≤ |F (x, vn(x)) − F (x, v(x))|dx<br />

Ω<br />

<br />

≤ 2k 1 + |vn(x)| r−1 + |v(x)| r−1 |vn(x) − v(x)|dx<br />

≤ 2k<br />

Ω<br />

<br />

m(Ω) r−1<br />

r + 2K r−1<br />

vn − vr,

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