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Applicazioni della teoria del minimax a problemi ... - Portale Posta DMI

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72 Capitolo 6. Problemi con perturbazione interna<br />

è la palla chiusa di centro ū e raggio (pρ0) 1<br />

p , insieme debolmente<br />

così l’insieme ψ(·, λ0) ρ0<br />

compatto (qui ricordiamo che X è riflessivo in quanto è uniformemente convesso).<br />

La verifica <strong><strong>del</strong>la</strong> condizione (1.4.3) è un poco più laboriosa: fissato λ > 0 (il caso λ = 0<br />

è banale), da (6.2.2) traiamo facilmente<br />

lim ψ(u, λ) = +∞;<br />

u→+∞<br />

il funzionale ψ(·, λ) è dunque coercivo, oltre che sequenzialmente debolmente s.c.i. in quan-<br />

u − ūp<br />

to somma di u ↦→ , convesso e continuo, e di u ↦→ λ(J(u) − ρ), sequenzialmente<br />

p<br />

debolmente s.c.i.; per il Teorema di Eberlein–Smulyan, ψ(·, λ) risulta debolmente s.c.i.<br />

Per provare la seconda parte di (1.4.3), dobbiamo prima dimostrare che il funzionale<br />

localmente lipschitziano ψ(·, λ) soddisfa la condizione di Palais–Smale (Definizione 3.15,<br />

adattata al caso χ ≡ 0): siano dunque {un} una successione in X tale che {ψ(un, λ)} è<br />

limitata e {εn} una successione infinitesima in ]0, +∞[ tale che per ogni n ∈ N, v ∈ X<br />

ψ ◦ (un, λ; v − un) + εnv − un ≥ 0;<br />

proviamo che {un} ha una sottosuccessione convergente.<br />

Per la coercività di ψ(·, λ), {un} è limitata, quindi ha un’estratta, ancora denotata<br />

{un}, che converge debolmente a un certo u ∈ X: fissato ε > 0, possiamo assumere<br />

(applicando (6.2.3) e passando ancora a un’estratta) che<br />

εnu − un < ε<br />

4 , J ◦ (un; u − un) < ε<br />

4λ , 〈A(u − ū), u − un〉 < ε<br />

2 ,<br />

ove denotiamo A la mappa di dualità indotta su X dalla funzione peso t ↦→ tp<br />

(si veda la<br />

p<br />

Sezione 2.2).<br />

Usando il Lemma 2.6, ricaviamo<br />

che a sua volta implica<br />

0 ≤ ψ ◦ (un, λ; u − un) + εnu − un<br />

≤ 〈A(un − ū), u − un〉 + λJ ◦ (un; u − un) + εnu − un<br />

< 〈A(un − ū), u − un〉 + ε<br />

2 ,<br />

ε > 〈A(un − ū) − A(u − ū), (un − ū) − (u − ū)〉<br />

≥ un − ū p−1 − u − ū p−1 (un − ū − u − ū) .<br />

Pertanto, un − ū tende a u − ū: ciò prova che {un} converge (fortemente) a u.<br />

Dimostriamo ora la seconda parte di (1.4.3), per assurdo: supponiamo che ψ(·, λ) ammetta<br />

un minimo locale non globale; essendo debolmente s.c.i. e coercivo, questo funzionale<br />

ha anche un minimo globale, cioè ha due distinti punti di minimo locale; allora il Teorema<br />

3.17 (sempre per χ ≡ 0) garantisce l’esistenza di un terzo punto critico, così che anche il

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