Applicazioni della teoria del minimax a problemi ... - Portale Posta DMI
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Nonlinearità discontinue e simmetriche 55<br />
A questo punto, un altro, più classico risultato di regolarità assicura che u ∈ W 2,2<br />
loc (Ω′ )<br />
(si veda per esempio il testo di Gilbarg e Trudinger [55], Theorem 8.8).<br />
Dal Lemma 4.10 segue allora che per q.o. x ∈ Ω<br />
−∆u(x) = λf(x, u(x)) + µg(x, u(x)),<br />
ovvero u è una soluzione di (5.31). <br />
Lo studio <strong>del</strong> problema (5.31) sarà ambientato nello spazio X, quindi introduciamo<br />
due funzionali ponendo per ogni u ∈ X<br />
I(u) = u2<br />
2 , J(u) = JF (u);<br />
inoltre denotiamo Λ = [0, +∞[; i prossimi Lemmi serviranno a predisporre l’applicazione<br />
<strong>del</strong> Teorema 5.2.<br />
Lemma 5.14. Il funzionale J : X → R è localmente lipschitziano, sequenzialmente<br />
debolmente continuo e per ogni λ ∈ Λ si ha<br />
(5.14.1) lim [I(u) − λJ(u)] = +∞.<br />
u→+∞<br />
Dimostrazione. Per il Lemma 5.12, J è localmente lipschitziano.<br />
Proviamo che J è sequenzialmente debolmente continuo, ragionando per assurdo: siano<br />
{vn} una successione in X debolmente convergente a un punto v ∈ X, e ε > 0 tale che<br />
per ogni n ∈ N<br />
(5.33) |J(vn) − J(v)| ≥ ε;<br />
per il Lemma 5.12, vi è una sottosuccessione, ancora denotata {vn}, tale che vn−vr → 0,<br />
da cui, giacché JF è continuo su L r (Ω),<br />
contro (5.33).<br />
J(vn) − J(v) → 0,<br />
Infine, proviamo (5.14.1), sfruttando (5.26): per ogni u ∈ X si ha infatti<br />
da cui (5.14.1).<br />
I(u) − λJ(u) ≥ u2<br />
2<br />
≥ u2<br />
2<br />
<br />
− λ<br />
− λ<br />
Ω<br />
b(x)(1 + |u(x)| q )dx<br />
<br />
b1 + b r<br />
r−q cq ru q<br />
,<br />
Così la dimostrazione è conclusa. <br />
Lemma 5.15. Esiste w ∈ X tale che J(w) > 0.