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Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea

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La gente comune era dunque abituata a maneggiare, per <strong>di</strong>fendersi,<br />

ogni genere <strong>di</strong> strumenti ed essendo molti, come abbiamo visto, piuttosto<br />

pronti a lasciarsi andare a scatti d’ira oppure, per necessità o ingor<strong>di</strong>gia, a<br />

tentare <strong>di</strong> portar via cose altrui, era ine<strong>vita</strong>bile che prima o poi le armi<br />

servissero non solo per <strong>di</strong>fendersi, ma anche per offendere.<br />

Come detto la volta scorsa, continueremo l’excursus <strong>nel</strong> “co<strong>di</strong>ce civile e<br />

penale” <strong>del</strong>l’epoca, partendo proprio dalle armi, in particolare da quelle che<br />

potremmo definire “da guerra”, limitandoci alle armi <strong>di</strong> cui vi è menzione negli<br />

Statuti.<br />

Oltre a quelle elencate poco fa, a Barbania (sec. XIV, cap. 28) troviamo<br />

la lancia, il dardo, la exglaverina, cioè la chiaverina, varietà <strong>di</strong> alabarda, lunga<br />

da 2 a 4 metri; e ancora la spada e il gla<strong>di</strong>o: quest’ultimo era una spada corta,<br />

che feriva <strong>di</strong> taglio e <strong>di</strong> punta, mentre la spada era più lunga e feriva piuttosto<br />

<strong>di</strong> taglio.<br />

I 4 metri <strong>del</strong>la exglaverina ci sembrano una misura <strong>di</strong> tutto rispetto,<br />

ma non costituiscono un record. Esisteva anche una lancia che a noi pare <strong>di</strong><br />

grandezza spropositata: infatti raggiungeva ad<strong>di</strong>rittura 5 metri. Ci chie<strong>di</strong>amo<br />

come la si potesse maneggiare <strong>nel</strong> bel mezzo <strong>di</strong> una battaglia. La spiegazione è<br />

semplice: si trattava <strong>di</strong> un’arma statica e non <strong>di</strong> movimento utilizzata in un tipo<br />

<strong>di</strong> schieramento <strong>di</strong> fanteria risalente ad<strong>di</strong>rittura al V secolo a.C. e noto come<br />

falange. Escogitato dal generale tebano Epaminonda (418 ca – 362 a.C.),<br />

perfezionato da Filippo II <strong>di</strong> Macedonia (382 ca – 336 a.C.), fu molto impiegato<br />

da suo figlio Alessandro Magno (356 – 323 a.C.), perciò è noto come “falange<br />

macedone”.<br />

Nei tempi <strong>di</strong> cui parliamo, i fanti si schieravano lungo una linea da<br />

<strong>di</strong>fendere, a volte in quadrato intorno al “Carroccio”, altre volte, e più spesso,<br />

allineati in <strong>di</strong>versa maniera. Stavano molto ravvicinati, quasi a contatto <strong>di</strong><br />

gomito, infiggevano <strong>nel</strong> terreno i loro alti scu<strong>di</strong> e ognuno faceva sporgere<br />

orizzontalmente la sua lunghissima lancia in modo da costituire un robusto<br />

sbarramento contro l’impeto <strong>del</strong>la cavalleria nemica, la quale, se non vi erano<br />

sbandamenti <strong>nel</strong>lo schieramento <strong>di</strong>fensivo, finiva infilzata dalle lance. Dietro<br />

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