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Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea

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Statuti <strong>di</strong> Verolengo (sec. XIII, cap. 157).<br />

Si stabilì e si or<strong>di</strong>nò che nessuna persona <strong>di</strong> Verolengo o abitante <strong>nel</strong><br />

suo territorio si azzar<strong>di</strong> a vendere o comprare armi tassate o scritte <strong>nel</strong><br />

registro comunale, cioè balestre, schioppi, corsaletti, corazze, celate [elmi<br />

senza cimiero né cresta], gorgiere [parte <strong>del</strong>l’armatura che proteggeva la gola]<br />

lance, rotelle [scudo leggero rotondo], partigiane [specie <strong>di</strong> alabarda] e simili<br />

sotto pena <strong>di</strong> un ducato e <strong>del</strong>la per<strong>di</strong>ta <strong>del</strong>le armi.<br />

La balestra, nominata in questo capitolo, aveva fatto la sua comparsa in<br />

Italia <strong>nel</strong> XII secolo e si era resa ben presto temutissima per la sua potenza e<br />

la capacità dei suoi pesanti “quadrelli” e “verrettoni” <strong>di</strong> perforare qualunque<br />

armatura, sia pure a brevi <strong>di</strong>stanze. Essa poteva costare anche venti volte più<br />

<strong>di</strong> un arco ... le balestre erano impiegate sia sul campo sia per la <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong><br />

castelli e fortilizi.(“La grande storia <strong>del</strong> Piemonte” – ed. Bonechi, pag.325).<br />

Nel capitolo che abbiamo appena letto, sono nominate alcune parti <strong>di</strong><br />

quella che siamo soliti chiamare “armatura”. Leggiamo un capitoletto <strong>di</strong> “La<br />

grande storia <strong>del</strong> Piemonte” (ed. Bonechi, pag.326).<br />

I progressi <strong>del</strong>la metallurgia e il talento degli armaioli, stimolati da una<br />

costante richiesta, producevano armature sempre più complesse e<br />

perfezionate: dalla metà <strong>del</strong> Duecento, i “giachi” [= indumento in maglia <strong>di</strong><br />

acciaio, destinato a proteggere il torso e le braccia] e le “cotte” <strong>di</strong> maglia [=<br />

giubba <strong>di</strong> maglia <strong>di</strong> ferro], efficaci contro le armi da taglio e da botta, ma<br />

vulnerabili ai dar<strong>di</strong> <strong>di</strong> balestra e ai colpi inferti <strong>di</strong> punta, furono<br />

progressivamente rinforzati con l’aggiunta <strong>di</strong> piastre o lamine metalliche, che<br />

<strong>nel</strong> corso <strong>del</strong> Trecento si estesero, avvolgendo le membra <strong>del</strong> guerriero fino a<br />

racchiuderlo in un vero e proprio guscio <strong>di</strong> ferro, composto da numerosi<br />

elementi foggiati in modo da assicurare la massima protezione, ma abilmente<br />

articolati fra loro per permettere una sorprendente mobilità.<br />

Gli statuti <strong>di</strong> Pinerolo <strong>del</strong> 1337 prescrivevano, ad esempio, che i<br />

guerrieri tenuti a combattere a cavallo si dotassero <strong>di</strong> “armature <strong>di</strong> ferro,<br />

gorgiera o collare, cappello <strong>di</strong> ferro o barbuta [elmo metallico con visiera o<br />

semplice linguetta a protezione <strong>del</strong> naso] o crestuta, lancia, scudo, spada col<br />

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