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Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea

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altre meno scientificamente determinate. Aggiungiamone ancora qualcuna, pur<br />

senza poter esaurire l’argomento.<br />

Negli Statuti <strong>di</strong> Chivasso (1518, cap. 4) sono elencate tre misure per<br />

granaglie, in particolare per avena, dai nomi strani: <strong>di</strong>snatas e cenatas, <strong>di</strong><br />

cui mi è ignota la corrispondenza, anche perché Frola si limita a definirle<br />

misure agrarie <strong>di</strong> superficie, proprio a proposito <strong>di</strong> quel capitolo degli Statuti <strong>di</strong><br />

Chivasso, dove invece sono chiaramente riferite ad hospites et tabernarij<br />

vendentes avenam. Meglio determinabili, anche se solo approssimativamente,<br />

sono i picotinos che, con maggiore aderenza al testo, il Frola definisce piccola<br />

misura per l’avena da darsi ai cavalli.<br />

A Chiaverano (1251, cap. 58) si nominano le mezas, misure per gli<br />

ari<strong>di</strong> equivalenti a mezza “mina” o “emina” che, come già ho detto, valeva litri<br />

23,056.<br />

Ad Agliè (1448, cap. 22) e a Favria (1472, cap. 100) i mugnai<br />

misuravano le granaglie con la mi<strong>nel</strong>la, che corrispondeva al “coppo”, dalla<br />

capacità <strong>di</strong> litri 2,882.<br />

A Valperga (1350, cap. 43), a proposito <strong>di</strong> misure non regolamentari,<br />

oltre ad alcune che già conosciamo (alna, raso, emina) sono elencate la steyra<br />

(chiamata altrove stayra, sterio), cioè lo staio, <strong>di</strong> circa 24 litri, e il mitterium<br />

(forse mezza emina).<br />

Negli Statuti compaiono anche alcune misure vinarie.<br />

A Chiaverano (1251, cap. 152) è nominato il quartarolium e ad<br />

Andrate (1410, cap. 131) il quarzolum ed il quartaronum. Questa misura<br />

non serviva esclusivamente per il vino e valeva 25 libbre (una libbra pesava hg<br />

3,688). La troviamo anche ad Albiano (sec. XIV, cap. 36), a Caravino (1480,<br />

cap. 7), a Verolengo (sec. XIII, cap. 148).<br />

Ad Agliè (1448, cap. 25) ed a Chivasso (1306, cap. 127) si parla <strong>di</strong><br />

sestario, che era l’ottava parte <strong>del</strong>la carata. Quest’ultima comprendeva 10<br />

brente da 36 pinte l’una. La pinta valeva litri 1,369, quin<strong>di</strong> 1 brenta = litri<br />

49,284, 1 carata = litri 492,84; un sestario corrispondeva a litri 61,605. Da<br />

altre fonti sappiamo che la pinta era <strong>di</strong>visa in due boccali, ciascuno da litri<br />

0,684; il boccale era formato da due quartini, ognuno da litri 0,342, e per<br />

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