Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea
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La “celoria” era l’aratro; il “cultrum massarij” era la falce messoria, che<br />
negli Statuti <strong>di</strong> Barbania (sec. XV, cap. 90) è detta falce mesoera, anche in<br />
questo caso, naturalmente, in connessione con un atto illecito: ... chi mieterà o<br />
taglierà erba <strong>nel</strong> prato <strong>di</strong> un altro, con una falce messoria o in altro modo,<br />
pagherà per ogni fascio piccolo o grande 2 sol<strong>di</strong> ...<br />
La “celoria” che si presenta in varie forme (celloria, celorie, celoyra,<br />
zeloria, queste due ultime chiaramente antenate <strong>del</strong> termine piemontese<br />
slòira), ricorre in molti Statuti, oltre quello già citato <strong>di</strong> Balangero.<br />
Statuti <strong>di</strong> Albiano (1429, cap. 48).<br />
Per la determinazione <strong>del</strong> salario da dare al camparo, si procederà così:<br />
ciascun massaro proprietario <strong>di</strong> un aratro, al tempo <strong>del</strong>la mietitura darà ai<br />
campari quattro garbe <strong>di</strong> segale, due garbe <strong>di</strong> frumento, due <strong>di</strong> orzo , due <strong>di</strong><br />
avena...<br />
Statuti <strong>di</strong> Chivasso (1306, cap. 91).<br />
Si stabilì che se qualcuno coscientemente sra<strong>di</strong>cherà o farà sra<strong>di</strong>care un<br />
termine <strong>di</strong> confine, <strong>del</strong> cui atto sarà costretto a fare confessione, pagherà 25<br />
libbre <strong>di</strong> multa. Ma se lo avrà sra<strong>di</strong>cato involontariamente lavorando con<br />
l’aratro ed entro quattro giorni comunicherà al proprietario <strong>del</strong> terreno<br />
confinante <strong>di</strong> averlo sra<strong>di</strong>cato non con malizia e dolo, e <strong>di</strong> ciò presterà<br />
giuramento, non incorrerà in alcuna pena, ma me<strong>di</strong>ante giuramento prestato in<br />
presenza e con il consenso <strong>del</strong>l’altro proprietario dovrà rimetterlo <strong>nel</strong>lo stesso<br />
posto in cui si trovava in precedenza. Se però entro il tempo stabilito non<br />
notificherà la cosa al confinante, incorrerà <strong>nel</strong>la pena <strong>di</strong> cui sopra.<br />
Negli Statuti <strong>di</strong> Foglizzo (1387, cap. 47), dove l’aratro è chiamato<br />
zeloriam e si nomina anche l’ erpice, si legge: Se qualcuno prenderà l’aratro o<br />
l’erpice <strong>di</strong> un altro senza il permesso <strong>del</strong> proprietario pagherà 5 sol<strong>di</strong> <strong>di</strong> multa e<br />
dovrà rimborsare il danno.<br />
Talvolta si arrivava al punto <strong>di</strong> appropriarsi non un attrezzo intero, ma<br />
una sua parte, come ci <strong>di</strong>cono gli Statuti <strong>di</strong> Strambino (1438, cap. 97): Si<br />
stabilì che se qualcuno prenderà il timoncellum [era il timone <strong>del</strong>l’aratro] o<br />
l’erpice <strong>di</strong> un altro, pagherà 12 denari <strong>di</strong> multa e dovrà restituire quegli attrezzi<br />
e rimborsare il danno a chi <strong>di</strong> dovere.<br />
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