Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea
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catena appesa al camino, per potervi agganciare il pentolame <strong>del</strong>la cucina,<br />
cose in<strong>di</strong>spensabili per potervi abitare]. E quella persona che ha posseduto,<br />
possiede o possederà quelle proprietà o poderi e in essi non abita o non ha<br />
abitato o non abiterà, non possa entro detti confini far legna, pascolare<br />
animali, cacciare o pescare.<br />
I non nativi <strong>del</strong> luogo godevano sempre <strong>di</strong> minori <strong>di</strong>ritti rispetto ai locali<br />
ed a volte anche questi ultimi erano sottoposti a limitazioni. Si veda ad<br />
esempio quanto prescrivono gli Statuti <strong>di</strong> Favria (1472, cap. 43 e 44).<br />
Si or<strong>di</strong>nò poi che qualunque persona non originaria, che abbia abitato o<br />
abiterà <strong>nel</strong>la località <strong>di</strong> Favria, non possa pascolare né far legna, né incaricare<br />
qualcun altro <strong>di</strong> farlo, nei boschi e pascoli comuni, se non previo accordo con la<br />
credenza, i consoli e gli uomini <strong>del</strong> luogo, sotto pena <strong>di</strong> venticinque sol<strong>di</strong> ogni<br />
volta, da ripartire come sopra, e altrettanti <strong>di</strong> ammenda.<br />
(“da ripartire come sopra”: <strong>nel</strong> capitolo precedente si legge: il ricavato<br />
<strong>del</strong>le multe andrà per un terzo al Signore <strong>di</strong> Favria, per un altro terzo alla<br />
comunità e per il rimanente ai consoli.)<br />
Si stabilì poi che nessuna persona <strong>di</strong> Favria o ivi abitante possa far<br />
legna o pascolare, né dare l’incarico ad altri, sui beni comuni, né servirsi o<br />
fruire <strong>di</strong> alcun vantaggio o utile <strong>del</strong> comune, se non contribuisce in taglie ed<br />
oneri tanto personali quanto reali, imposti a favore <strong>del</strong>la comunità secondo il<br />
red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> ciascuno. Il contravventore sarà punito come se fosse forestiero.<br />
C’era chi prendeva <strong>di</strong> mira le carbonaie ed il carbone.<br />
Statuti <strong>di</strong> Lessolo (1430, cap. 91).<br />
Si stabilì poi che se qualcuno porterà via degli attrezzi da un’altrui<br />
carbonaia, costruita o preparata per fare il carbone, pagherà una multa <strong>di</strong> due<br />
sol<strong>di</strong> per ogni attrezzo, se <strong>di</strong> giorno; se <strong>di</strong> notte il doppio. E se dalla carbonaia<br />
prenderà <strong>del</strong> carbone già fatto, pagherà per ogni sacco, o vaglio, o cesto una<br />
multa <strong>di</strong> sessanta sol<strong>di</strong>, se <strong>di</strong> giorno, e il doppio <strong>di</strong> notte. E per ogni carico <strong>di</strong><br />
cavallo, <strong>di</strong>eci libbre, e dovrà rimborsare il danno a chi lo ha subito.<br />
Il capitolo precedente (90°) degli stessi Statuti ci fa pensare che a volte<br />
si compissero atti vandalici per far <strong>di</strong>spetto o per ven<strong>di</strong>carsi <strong>di</strong> qualcuno.<br />
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