05.06.2013 Views

Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea

Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea

Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

A proposito <strong>di</strong> aratri e <strong>di</strong> erpici, vale la pena <strong>di</strong> leggere un capitoletto <strong>di</strong><br />

“La grande storia <strong>del</strong> Piemonte”, che l’e<strong>di</strong>tore Bonechi sta pubblicando proprio<br />

in questi mesi a fascicoli settimanali (pag. 105-106).<br />

Le innovazioni tecniche <strong>nel</strong>l’agricoltura<br />

Se tra gli aspetti più significativi che favorirono la rinascita economico –<br />

agricola successiva all’XI secolo devono essere annoverati i <strong>di</strong>ssodamenti, non<br />

secondaria fu l’introduzione <strong>di</strong> alcuni strumenti che contribuirono a migliorare il<br />

lavoro conta<strong>di</strong>no. Tra questi, uno tra i più importanti fu l’aratro a versoio, che<br />

in Piemonte probabilmente venne introdotto a partire dal XII secolo. Esso<br />

sostituì quello antico, simmetrico o leggero, il cui passaggio riusciva a incidere<br />

soltanto la parte superficiale <strong>del</strong> terreno, soprattutto <strong>di</strong> quelli compatti o<br />

argillosi, per i quali era pertanto necessario praticare numerose arature<br />

incrociate e completare il lavoro con zappe e vanghe.<br />

Con l’aratro pesante <strong>di</strong>venne invece possibile smuovere e rivoltare le<br />

zolle con un’unica operazione, ottenendo un notevole risparmio <strong>di</strong> tempo e un<br />

minor impiego <strong>di</strong> manodopera, che poté così de<strong>di</strong>carsi ad altre attività, non<br />

ultima quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>boscare e <strong>di</strong>ssodare nuove terre. È pur vero che l’aratro<br />

pesante era molto più complesso e più costoso <strong>di</strong> quello leggero: si componeva<br />

<strong>di</strong> una robusta struttura lignea a cui erano fissati un vomere e un coltro in<br />

ferro, e per essere utilizzato doveva essere sorretto da un carrello. La sua<br />

<strong>di</strong>mensione e il suo peso, ma anche la notevole resistenza <strong>del</strong> terreno, <strong>nel</strong><br />

quale dovevano essere praticati solchi profon<strong>di</strong>, <strong>di</strong> solito imponevano per il<br />

traino l’impiego <strong>di</strong> due paia <strong>di</strong> buoi. Forse fu proprio questo il motivo che ne<br />

rallentò la <strong>di</strong>ffusione: non poté infatti essere adottato dai piccoli coltivatori, che<br />

per l’aratura ricorrevano piuttosto all’opera <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni più ricchi, che<br />

potevano dotarsi <strong>del</strong>l’attrezzo e degli animali da traino.<br />

Si era inoltre andato <strong>di</strong>ffondendo l’erpice, strumento trainato da animali,<br />

che permetteva, con il suo passaggio sul terreno arato, <strong>di</strong> sminuzzare le zolle:<br />

anche l’adozione <strong>del</strong>l’erpice nei lavori agricoli contribuì a ridurre i tempi <strong>di</strong><br />

lavoro e la manodopera necessaria.<br />

Torniamo a strumenti <strong>di</strong> minori <strong>di</strong>mensioni, ma anch’essi ambiti da chi<br />

avendone bisogno non voleva o non poteva acquistarli e quin<strong>di</strong> si serviva<br />

11

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!