Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea
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cui, senza la minima preoccupazione per l’igiene e la gradevolezza <strong>del</strong>l’aria,<br />
come in una puzzolente fogna a cielo aperto confluivano, scaraventati<br />
<strong>di</strong>rettamente in strada dalle porte e dalle finestre <strong>del</strong>le case che vi si<br />
affacciavano, tutti i rifiuti domestici, compreso il contenuto <strong>di</strong> pitali graveolenti<br />
<strong>di</strong> feci e <strong>di</strong> orina depositati durante la notte, per non parlare <strong>di</strong> mucche e maiali<br />
ed altri consimili bestiole, che scorrazzavano liberamente ed alcuni vi<br />
pernottavano pure, malgrado ogni proibizione. Case fredde e fumose, poco<br />
accoglienti, per cui vi si rimaneva il minimo in<strong>di</strong>spensabile, nessuna<br />
illuminazione stradale, scarsissima, e ridotta a poche can<strong>del</strong>e o lumi ad olio<br />
parsimoniosamente usati, all’interno <strong>del</strong>le case; l’acqua bisognava andare ad<br />
attingerla ai rari pozzi o prenderla dalle fonta<strong>nel</strong>le che servivano pure da<br />
abbeveratoio per gli animali; scarso l’arredo: una rozza tavola, alcune panche,<br />
qualche cassapanca, una ma<strong>di</strong>a, letti o più sovente giacigli o pagliericci ove<br />
spesso dormivano promiscuamente tutti i membri <strong>del</strong>la famiglia. Fino al secolo<br />
XII o XIII, non solo i tetti, ma molte parti <strong>del</strong>le case erano costruiti con legno,<br />
paglia, canne, materie facilmente infiammabili, per cui frequenti ed a volte<br />
<strong>di</strong>sastrosi erano gli incen<strong>di</strong>. Le amministrazioni comunali tentavano <strong>di</strong> porre<br />
riparo a tutti questi inconvenienti, ma per ottenere sostanziali risultati saranno<br />
necessari molti secoli. La città era circondata da una cinta muraria che, bene o<br />
male, la <strong>di</strong>fendeva, ma costringeva gli abitanti a vivere in spazi ristretti.<br />
L’unico e<strong>di</strong>ficio veramente spazioso era la chiesa principale.<br />
Se tale era la situazione in cui si viveva ad <strong>Ivrea</strong>, è logico pensare che<br />
nei paesi più piccoli le cose non andassero meglio.<br />
Ve<strong>di</strong>amo alcune <strong>di</strong>sposizioni in merito.<br />
Una <strong>del</strong>le prime preoccupazioni degli amministratori, per la salvaguar<strong>di</strong>a<br />
<strong>del</strong>l’abitato, era quella <strong>di</strong> e<strong>vita</strong>re lo scoppio <strong>di</strong> incen<strong>di</strong> o almeno <strong>di</strong> limitare la<br />
loro espansione.<br />
Accendere il fuoco per cucinare o in qualche modo riscaldare la casa,<br />
non era una cosa tanto semplice, quin<strong>di</strong> si cercava, la sera, <strong>di</strong> coprire con la<br />
cenere la brace, per scoprirla poi il mattino, o quando era necessario, per<br />
rialimentare la fiamma. Poteva però succedere che la brace si spegnesse <strong>del</strong><br />
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