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Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea

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Entriamo ora <strong>nel</strong> dettaglio, a cominciare dai pesi. Il sistema più<br />

corrente, assai empirico ed approssimativo, ma tranquillamente accettato, era<br />

quello <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care il peso con la quantità <strong>di</strong> una determinata cosa che un<br />

animale era in grado <strong>di</strong> trasportare in una sola volta.<br />

Negli Statuti <strong>di</strong> Chiaverano (1251) al cap. 124 compare il termine<br />

asinata, che in<strong>di</strong>ca sia il carico <strong>di</strong> un asino, sia una misura <strong>di</strong> vino.<br />

La cavallata, (chiamata anche equata) che già abbiamo incontrato <strong>nel</strong><br />

capitolo 91 degli statuti <strong>di</strong> Lessolo (1430), letto <strong>nel</strong>la 4^ lezione a proposito<br />

degli animali, là dove si <strong>di</strong>ce che per ogni “cavallata” <strong>di</strong> carbone rubato si<br />

dovevano pagare <strong>di</strong>eci libbre e rimborsare il danno a chi lo aveva patito, era<br />

un’altra <strong>di</strong> queste approssimative misure.<br />

La stessa parola ricompare <strong>nel</strong> cap. 135 degli Statuti <strong>di</strong> Verolengo (XIII<br />

secolo): vale la pena <strong>di</strong> leggerlo per intero, perché ci fa un bell’elenco <strong>di</strong><br />

misure.<br />

Stabilirono poi ed or<strong>di</strong>narono che se qualche persona prenderà o farà<br />

prendere <strong>del</strong>la legna <strong>nel</strong>la legnaia <strong>di</strong> un altro o stoppie <strong>nel</strong>l’altrui pagliaio o<br />

rastrellerà o raccoglierà nei cumuli o “tapelle” <strong>di</strong> fieno [la “tapela”, come è<br />

ancor oggi chiamata in piemontese è un mucchio <strong>di</strong> fieno che si fa nei prati<br />

ogni sera, prima <strong>di</strong> trasportarlo <strong>nel</strong> fienile, per impe<strong>di</strong>re che l’umido <strong>del</strong>la notte<br />

lo guasti] o si impadronirà <strong>di</strong> stoppie <strong>nel</strong> campo <strong>di</strong> un altro, pagherà ogni volta<br />

per ogni fascio o bracciata cinque sol<strong>di</strong> e per una somata [= il carico che<br />

può portare in una sola volta un asino] o una cavallata <strong>di</strong>eci sol<strong>di</strong>, e per ogni<br />

carro e caruso [detto anche carusso e carrosus, era un carro a due ruote,<br />

tirato da buoi] venti sol<strong>di</strong>, ed altrettanti <strong>di</strong> ammenda. E se qualche persona si<br />

prenderà dei fusti <strong>di</strong> meliga <strong>nel</strong> campo <strong>di</strong> un altro, pagherà per ogni fascio,<br />

somata e cavallata sei denari, e per ogni carro e caruso due sol<strong>di</strong>.<br />

Altrettanto ricco l’elenco <strong>del</strong> cap. 90 degli Statuti <strong>di</strong> Barbania (XV sec.),<br />

dove la bracciata e il fascio sono ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong>stinti in piccolo e grande, vi è la<br />

carata cioè la quantità trasportata su un carro. Per carata si intendeva anche<br />

una misura vinaria <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci brente <strong>di</strong> trentasei pinte ciascuna (vedremo più<br />

avanti questa misura). Il cap. 90 nomina anche la trappa che Frola dà come<br />

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